Withering Soul - Passage of the Arcane (Recensione)

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 La copertina dell'album Passage of the Arcane degli americani Withering Soul

Recensione a cura di Albyrinth - tutte le immagini, e la musica, sono copyright degli aventi diritto

Per prima cosa, una doverosa nota: prima del rilascio di questo Passage of the Arcane e prima di leggere la recensione su AngryMetalGuy, non avevo la minima idea di chi fossero i Withering Soul, band di Chicago in realtà attiva da oltre 21 anni e rimasta abbondantemente nell'underground della scena death metal americana. Questo per dire, per onestà intellettuale, che mi sembrava sbagliato millantare conoscenze estese della formazione americana basandomi su brani ascoltati con lo skip massivo su Spotify. Detto questo, devo dire che Passage of the Arcane si è rivelato una discreta sorpresa, un album che, pur appoggiandosi abbondantemente a soluzioni ben note e codificate [a partire dalla bella copertina, che omaggia un capolavoro del death metal], riesce a colpire l'ascoltatore in virtù di un songwriting molto quadrato e decisamente a fuoco.

Le copertine di The Sound of Perseverance e di Passage of the Arcane side-by-side
Si Nota Una Certa Somiglianza...
Ma partiamo dall'inizio: Passage of the Arcane è il quinto disco per la formazione di Chicago (di cui non si sa comunque molto, giusto il nome di battesimo dei membri) e la formazione è dedita a quello che potremmo definire un ibrido tra il melodeath di scuola svedese e un classico black metal melodico anni '90 (Dissection e Naglfar su tutti, ma anche qualche richiamo ai primi Dimmu Borgir), il tutto caratterizzato da un riffing debitore della scuola thrash americana (che li rende per certi versi affini agli ultimi Skeletonwitch). Come è semplice capire, i Withering Soul non reiventano certo la ruota con questo album, eppure, esattamente come successo con i Dödsrit l'anno scorso, Passage of the Arcane ha un che di indefinibile, di difficile da spiegare a parole, che lo eleva dalla marea di lavori fatti con lo stampino, pur non dicendo assolutamente nulla di nuovo.

Il fattore vincente è sicuramente il songwriting, davvero a fuoco: le canzoni sono molto compatte e quadrate, basate su strutture semplici e codificate, ma ben costruite, guidate da un riffing efficacissimo, e condite da un gusto melodico degno di nota. Più che i singoli ingredienti, è il modo in cui i Withering Soul riescono a dosarli a fare la differenza: i riff, pur scavando nel classico substrato thrash (con qualche piccola sensazione di dejà vu, a voler essere sinceri) con un pizzico di groove, sono potenti e danno ai brani un'energia invidiabile. Le canzoni, poi, non si perdono mai via in inutili divagazioni e gli inserimenti melodici ben studiati e piazzati nei momenti più corretti, a fare da perfetto contraltare alle ritmiche alquanto potenti e devastanti. Ultimo tocco di classe l'utilizzo di tastiere sinfoniche (suonate dal cantante e chitarrista Krystofer), molto ben dosate e capaci di dare alle composizioni un'atmosfera più drammatica e oscura. 

La formazione dei Withering Soul
La Band
Il risultato finale è un disco di poco più di 40 minuti potente, compatto, esaltante e ottimamente eseguito, oltre che graziato da una produzione potente, quasi old-style e per nulla plasticosa: difficile quindi trovare tracce che svettino maggiormente sulle altre, anche se, personalmente, credo che il trittico di brani che chiude l'album, ovvero "Trajectory", "Among Covetous Eyes" e "Burden of the Valiant", rappresenti l'highlight di tutto il lavoro, grazie anche a un minutaggio leggermente superiore e a un minimo di complessità in più.
Per contro, la sezione centrale del disco pecca forse nell'eccessiva monoliticità del sound e il growl del cantante Krystofer, che ricorda quello di Randy Blythe dei Lamb of God, risulta a tratti un po' troppo monocorde: probabilmente qualche piccola variazione in più, magari con inserti puliti o capatine nei classici grim vocals del black, avrebbe giovato a rendere un po' più dinamico il sound della band americana. Piccoli difetti che, comunque, non inficiano troppo il risultato finale: in definitiva, Passage of the Arcane, pur non raccontando nulla di lontanamente nuovo sulla scena black metal, è uno di quei lavori che non ne vuole sapere di abbandonare le mie rotazioni e che consiglio caldamente a chi ama le sonorità a cavallo di death e black metal melodico di tre decenni fa, circa. 

Passage of the Arcane è al momento disponibile in formato digitale sulla Pagina Bandcamp della band e in formato fisico sulla pagina Bandcamp dell'etichetta svedese Okända Öden Records. Il disco è ovviamente inoltre disponibile su tutti i maggiori servizi di musica in streaming. Per maggiori informazioni, visitate la Pagina Instagram e il Canale Youtube della band.

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