Recensione a cura di Albyrinth - tutte le immagini e la musica sono copyright degli aventi diritto
Se c'è una cosa che apprezzo sono i progetti che partono "dal basso" che grazie a buone idee, una certa tenacia e, magari, anche quel pizzico di fortuna nell'essere notati da un portale famoso, riescono piano piano a farsi conoscere pur non avendo una casa discografica o un reparto marketing alle spalle. È il caso dei Labyrinthus Stellarum, una band formata da due giovani fratelli ucraini (25 anni il leader Alexander Andronati e 18 il fratello Misha) residenti a Odessa [una delle città al centro del conflitto, fattore che dona al progetto un'ulteriore significato] che, una volta trovato un sound alquanto unico e personale (definito "Cosmic Black Metal"), hanno deciso di suonare e autoprodurre tutto in casa con l'aiuto di qualche amico e di una drum machine. Se 30 anni fa questo avrebbe significato al massimo uno zanzaroso demo, oggi invece abbiamo tre album registrati in modo piuttosto professionale e che suonano tutto sommato bene. È l'altro lato della medaglia dell'approdo di tecnologie che hanno reso la produzione molto più accessibile e la distribuzione della musica molto più diretta: da un lato abbiamo una proliferazione incontrollata di band (spesso estremamente derivative), ma, dall'altro, formazioni dotate di idee e personalità come i Labyrinthus Stellarum hanno potuto presentarsi subito sul mercato, pubblicando la bellezza di tre album in tre anni, senza dovere attendere che una casa discografica decidesse di puntare su di loro. A quel punto, è bastato che la recensione del loro secondo album Vortex of the Worlds apparisse in qualche portale metal di successo [io stesso li ho conosciuti grazie alla menzione su AngryMetalGuy e li ho citati nell'articolo recap di fine anno] perché il loro nome iniziasse inesorabilmente a girare in virtù di un sound davvero particolare e piuttosto unico.
Ma come suona veramente questo cosiddetto "Cosmic Black Metal"? In pratica si tratta di un black metal atmosferico guidato totalmente dalle tastiere, contrapponendo i classici stilemi black metal a suoni elettronici eterei, chiaramente ispirati da musica ambient e new age, in modo da creare atmosfere evocative di chiaro stampo fantascientifico. Un sound difficile da descrivere a parole, ma che ha la capacità di colpire l'orecchio dell'ascoltatore immediatamente e che, incredibilmente, non stanca; inoltre, la musica dei Labyrinthus Stellarum ha l'indubbio merito di essere perfetta al tema dei testi, ovvero la fantascienza esplorativa. Quando mi sono approcciato al precedente Vortex of the Worlds, il mio timore è che una musica così peculiare ed estrema per come unisce generi in teoria contrapposti, potesse presto perdere la sua carica propulsiva, finendo presto fuori dai miei ascolti settimanali ed etichettata come un'interessante quanto estemporanea stranezza. Invece, con una certa sorpresa, Vortex of the Worlds è rimasto per molti mesi in rotazione, dimostrando una tenuta francamente inaspettata. Merito di un sound sicuramente azzeccato, ma anche di un'apprezzabile concisione, 37 minuti scarsi con canzoni molto dirette, semplici nella struttura e senza inutili fronzoli. Una bella sorpresa, quindi, nonostante alcuni difetti nel songwriting e nella produzione, dovuti sia all'inesperienza che alla natura "artigianale" di tutto il progetto.
Nonostante la buona qualità di Vortex of the Worlds, devo ammettere che questo nuovo Rift in Reality rappresenta un deciso passo avanti per il duo ucraino. Innanzitutto il songwriting si è fatto molto più ricco, pur non perdendo la sua immediatezza ed evitando inutili divagazioni. In particolare, si nota una cura nettamente maggiore nelle ritmiche, ora molto più dinamiche e meno basilari. Anche le linee vocali, in precedenza un mero accompagnamento al pari di chitarra e basso, su questo album sono decisamente molto più curate, con l'alternanza tra il classico growl e voci pulite (ovviamente effettate per adeguarsi al suono futuristico delle tastiere) che ora dona più profondità alle melodie, integrandosi bene al suono delle tastiere. Insomma, un ottimo miglioramento, impressionante per una band così giovane, che rende Rift in Reality un ascolto davvero piacevole e che non annoia neanche dopo alcune settimane di ascolto ininterrotto.
Per contro, la chitarra continua a rimanere utilizzata quasi esclusivamente come accompagnamento nelle parti più tirate, e non è un caso se i due brani migliori del lotto, l'opener "Voyagers" e l'esaltante "Liftoff" (dove, tra l'altro si avverte una certa influenza dagli Insomnium più epici), sono quelli dove le melodie di chitarra e tastiere si integrano maggiormente, dando maggiore vitalità alle composizioni. A questo difetto si aggiunge una produzione indubbiamente pulita e professionale, ma che tende a mettere fin troppo in evidenza le melodie della tastiera, che coprono tutti gli altri strumenti.
In conclusione, Rift in Reality si candida prepotentemente a entrare in molte classifiche di fine anno: d'altronde è raro trovare tanta personalità e originalità al giorno d'oggi con un songwriting di qualità, figurarsi in una band composta da due fratelli davvero giovani, peraltro in un contesto drammatico come vivere in piena zona di guerra. Certo, la raccomandazione è di ascoltare qualche brano per capire se un sound così peculiare faccia davvero per voi, ma se inizierete ad apprezzare la musica dei Labyrinthus Stellarum difficilmente riuscirete a fare a meno delle atmosfere che evocano le distanze siderali dello spazio. Visto che il nome della band sta iniziando a girare parecchio (lo dimostrano i numeri di ascolti sulle piattaforme di streaming, relativamente alti per un progetto autoprodotto) la speranza è che arrivi qualche etichetta specializzata (Svart Records, Prophecy Productions, Profound Lore e, perché no, pure Metal Blade sarebbero case perfette) con voglia di investire per far fare ai Labyrinthus Stellarum il passo decisivo verso la maturità, magari supportati da session man professionisti e da un produttore con esperienza che possa aiutare a limare i piccoli difetti.
Rift in Reality è disponibile in formato digitale sulla Pagina Bandcamp della band. Tutti i dischi della band sono disponibili in formato fisico sul sito ufficiale dell'etichetta Northern Silence oltre che sulla già citata Pagina Bandcamp. Il disco è ovviamente inoltre disponibile su tutti i maggiori servizi di musica in streaming. Per maggiori informazioni sui Labyrinthus Stellarum, visitate la Pagina Instagram e la Pagina Linktree della band.
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