Horror Peak TV - Gli Show Creati da Mike Flanagan per Netflix (Articolo con Recensioni - Prima Parte: Hill House e Bly Manor)
Articolo e recensioni a cura di Albyrinth - tutte le immagini sono copyright degli aventi diritto.
Nota Importante: Questo articolo potrebbe contenere alcuni SPOILER sugli show The Haunting of Hill House e The Haunting of Bly Manor. Grazie.
Horror Peak TV - Gli Show Creati da Mike Flanagan per Netflix (Prima Parte)
La cosiddetta Peak TV è quel fenomeno che copre un periodo di circa dieci anni (suppergiù dal 2013 al 2023) in cui, a seguito al successo epocale dello show Game of Thrones - caratterizzato da budget e valori produttivi degni di un vero e proprio kolossal - e a quello critico di Breaking Bad, la produzione di serie TV indirizzata sia ai classici canali via cavo che alle nascenti tecnologie di streaming su web è letteralmente esplosa. Non solo a livello meramente quantitativo, ma soprattutto qualitativo, con case di produzione che investivano budget altissimi per assicurarsi registi, sceneggiatori e attori di primo livello. Un periodo che ha portato a sperimentazioni e valori produttivi mai visti prima sul piccolo schermo. Un periodo davvero esaltante in cui canali tv e piattaforme streaming lanciavano ogni mese show memorabili di tutti i generi: per rimanere strettamente in territorio Netflix, pensiamo a serie come la cervellotica Dark, l'irresistibile horror-fantasy retrò di Stranger Things, la surreale dramedy fantascientifica Maniac e l'introspezione tra commedia ed esistenzialismo della serie animata Bojack Horseman.In questa vera e propria tempesta creativa non poteva mancare anche il genere horror e, durante l'irripetibile (e purtroppo ormai morto e sepolto) fenomeno della Peak TV, non ci sono dubbi su chi sia il trionfatore, ovvero Mike Flanagan e le sue cinque serie create per Netflix, The Haunting of Hill House, The Haunting of Bly Manor, Midnight Mass, The Midnight Club e, infine, La Caduta della Casa degli Usher. Cinque show [caratterizzati anche dal giochino di sfruttare spesso gli stessi attori per ruoli radicalmente differenti] dove il bravo regista americano ha potuto esplorare lati differenti del genere: l'horror gotico e psicologico con i due The Haunting, un omaggio ai romanzi di Stephen King, un dramma young adult e, infine, la rivisitazione moderna della letteratura di Edgar Allan Poe. In questo articolo (in due parti) parlerò dei cinque show e del perché siano così significativi, in particolare The Haunting of Hill House, una delle migliori serie di tutti i tempi. Let's go!
Mike Flanagan
Non c'è dubbio che Mike Flanagan sia uno dei nomi di punta della scena horror degli ultimi 15 anni, capace di farsi notare sin dal suo esordio del 2011, Absentia, una pellicola fieramente indipendente completamente finanziata attraverso crowd-funding. Tocca poi a Somnia, film girato nel 2013, ma distribuito da Netflix solo 4 anni più tardi a causa del fallimento della casa di produzione, dove il regista americano mostra già i muscoli con un horror teso e potente dove già si vede il suo approccio psicologico con la trattazione di tematiche quali il disturbo da stress post traumatico e l'elaborazione del lutto, che saranno poi i temi portanti della sua opera successive, lo splendido Oculus, il primo successo, critico e commerciale, di Mike Flanagan.
Un successo decisamente meritato, perché Oculus è una pellicola calibratissima, totalmente giocata sul sottilissimo confine tra orrore reale (in questo caso uno specchio che potrebbe essere incantato) e psicosi, oltre che sul peso dei traumi passati: tutti temi che il regista americano deciderà di affrontare nuovamente in modo più approfondito e puntuale cinque anni più tardi in The Haunting of Hill House [ci arriveremo tra poco].
Un successo decisamente meritato, perché Oculus è una pellicola calibratissima, totalmente giocata sul sottilissimo confine tra orrore reale (in questo caso uno specchio che potrebbe essere incantato) e psicosi, oltre che sul peso dei traumi passati: tutti temi che il regista americano deciderà di affrontare nuovamente in modo più approfondito e puntuale cinque anni più tardi in The Haunting of Hill House [ci arriveremo tra poco].
A tre anni dall'uscita di Oculus, nel 2016, arrivano ben due nuovi film diretti da Mike; il primo è Hush - Il Terrore del Silenzio [originariamente distribuito in esclusiva da Netflix e al momento disponibile legalmente e gratuitamente attraverso la piattaforma Plex], piccolo progetto indipendente scritto con la moglie Kate Siegel, che è anche la protagonista [e che sarà poi presente in tutte le serie in ruoli più o meno importanti, a eccezione di The Midnight Club]. La pellicola sfrutta temi ben noti nel genere come l'home invasion (il classico psicopatico che assedia la vittima in casa) e la disabilità (la protagonista è sorda), ma il risultato è comunque valido, segno di quanto Flanagan sappia maneggiare anche stilemi usati e abusati con brillantezza [Nota di colore: nel film la Siegel interpreta una scrittrice, il cui primo libro si intitola Midnight Mass; in una scena si riesce chiaramente a leggere un paragrafo, che in realtà spoilera una delle scene finali della serie TV che sarebbe in realtà arrivata solo 5 anni più tardi. Diavolo di un Flanagan!].
Il secondo film, Ouija, l'Origine del Male è il prequel di un brutto film horror (ma di discreto successo) dedicato alla celeberrima tavoletta Ouija: se la pellicola originale è il solito filmaccio a base di spiriti incazzati e jump scare fastidiosi, il prequel mostra ancora una volta come Mike Flanagan sappia maneggiare al meglio anche elementi triti e ritriti per creare qualcosa di personale, con un'ottima gestione della tensione e un approccio sempre virato sull'approfondimento piscologico.
L'anno successivo il regista americano si confronta con un'altra missione alquanto complicata, l'adattamento (trasmesso in esclusiva da Netflix, con cui ha stipulato un contratto di cinque anni) di uno dei romanzi di Stephen King più ostici da portare sullo schermo, ovvero Il Gioco di Gerald: d'altronde, con una storia quasi interamente ambientata in una camera da letto con protagonista una donna seminuda ammanettata a un letto, ci sono molte cose che possono andare storte. Invece Flanagan riesce a gestire la tensione in modo magistrale (merito anche della protagonista Carla Gugino, che apparirà con ruoli sostanziali in quasi tutte le serie tv), rendendo i flashback e il superamento del trauma il fulcro emozionale della pellicola e riuscendo addirittura a rendere più digeribile il [bruttino] finale del romanzo originale. Il successo, in termini critici e di visualizzazioni, della pellicola, convince Netflix a dare il via libera a un'opera molto più ambiziosa, un adattamento in una serie TV di uno dei più celeberrimi romanzi brevi di orrore psicologico, L'Incubo di Hill House di Shirley Jackson, che sarà solo il primo di 5 show ideati, prodotti e parzialmente diretti da Mike Flanagan per la società di Los Gatos.
Nota: Tra i due The Haunting, Mike riuscirà anche a trovare il tempo per dirigere Doctor Sleep, il seguito di The Shining, riuscendo nella missione impossibile di mettere d'accordo sia Stephen King che gli eredi di Stanley Kubrick; ne avevo parlato (un po' scherzosamente) nel primo anno di vita del blog, in questo Articolo.
Nota: Tra i due The Haunting, Mike riuscirà anche a trovare il tempo per dirigere Doctor Sleep, il seguito di The Shining, riuscendo nella missione impossibile di mettere d'accordo sia Stephen King che gli eredi di Stanley Kubrick; ne avevo parlato (un po' scherzosamente) nel primo anno di vita del blog, in questo Articolo.
Tutti i film di Mike Flanagan (a eccezione dell'ultimo, The Life of Chuck, ancora inedito in Italia) sono disponibili online sulle piattaforme di streaming o in VOD. Consiglio di consultare l'utile portale Justwatch per rimanere aggiornati. Alcune delle pellicole sono disponibili anche in formato fisico.
The Haunting of Hill House (Recensione)
La famiglia Crain (formata da madre, padre e cinque figli) acquista vecchie magioni abbandonate a basso prezzo per restaurarle completamente e poi rivenderle ottenendo un grande guadagno. Quando però trasloca a Hill House - una villa che ha la nomea di essere infestata da presenze spettrali - cominciano a succedere cose strane e inspiegabili, con la salute mentale della madre Olivia (interpretata da Carla Gugino) che gradualmente peggiora, fino alla maledetta notte in cui il padre Hugh (interpretato da Henry Thomas nella versione giovane e Timothy Hutton nella versione vecchia) è costretto a scappare dalla villa con i figli, lasciando la moglie in preda a un delirio psicotico che porterà alla sua morte. Ventisei anni dopo la famiglia, suo malgrado, è costretta a riunirsi per un altro lutto: Nell (interpretata da Violet Mc Graw nella versione bambina e da Victoria Pedretti in quella adulta), la figlia più giovane, è trovata morta all'interno della stessa Hill House, dopo avere vagato per la magione diroccata in preda alla psicosi, esattamente come la madre quasi tre decenni prima. Il funerale della ragazza è l'occasione per la famiglia Crain di riunirsi dopo tanti anni per affrontare i traumi e i rancori del passato, con i figli che incolpano il padre della morte della madre; e, forse, capire se Hill House sia veramente popolata da presenze spettrali o se, come è convinto il figlio maggiore Steve (interpretato da Michiel Huisman nella versione bambino e da Paxton Singleton nella versione adulta), la malattia mentale sia un tratto genetico ereditario nella famiglia.
L'Incubo di Hill House, scritto da Shirley Jackson nel 1959, è uno dei romanzi gotici più importanti dello scorso secolo, citato come ispirazione fondamentale anche dallo stesso Stephen King. Leggendo il libro è facile capire il perché: l'approccio al tema della casa infestata è originale, con la scrittrice americana che mantiene per tutta la narrazione un'ambiguità di fondo sul fatto che la casa sia veramente popolata da presenze spettrali o se, invece, sia tutto frutto della psiche tormentata della protagonista Eleanor. Un approccio psicanalitico decisamente all'avanguardia per i tempi, a cui si aggiunge un'interpretazione ancora più audace con un supposto utilizzo del loop temporale (interpretazione che viene sfruttata dallo stesso Mike Flanagan nella serie, oltre che la base di un altro film su fantasmi uscito negli ultimi tempi). Insomma, L'Incubo di Hill House è un piccolo capolavoro e il suo approccio aveva già ispirato ampiamente Mike Flanagan nel suo Oculus, il film che l'ha consacrato: non sorprende quindi che il regista americano abbia deciso di adattarlo direttamente in quella che è la sua prima serie TV per la piattaforma Netflix. Anche se, a essere sinceri, si tratta più di un'ispirazione e di un omaggio che un adattamento diretto: la storia originale (il romanzo conta poco più di duecento pagine) non permetteva certo di coprire i 10 episodi dello show e quindi Flanagan concepisce una storia nella quale le tematiche di base (il confine tra sovrannaturale, orrore e psicosi, ma anche il supposto loop temporale) sono quelle del libro così come i nomi di alcuni dei protagonisti, ma che possiamo ritenere totalmente originale.
In tutto questo l'approccio psicologico (anzi, più propriamente psicanalitico) è preponderante e studiato nei minimi particolari: più che la narrazione di ciò che avvenne ad Hill House 26 anni prima, il centro della narrazione è il superamento del trauma da parte dei membri della famiglia sopravvissuti, con ognuno dei figli che rappresenta idealmente uno dei cinque stadi dell'elaborazione del lutto e la narrazione che sembra essere un'enorme terapia di gruppo per affrontare i demoni (reali o supposti) del passato. Un obiettivo davvero ambizioso (nonché molto complicato) che Mike Flanagan raggiunge però brillantemente grazie a una narrazione sì stratificata, ma che non perde mai di vista la storia principale e a caratterizzazioni vincenti: i protagonisti sono vitali e tridimensionali, tanto che le loro personalità complicate e le loro ossessioni in più di un punto riescono a dare sui nervi allo spettatore, la migliore dimostrazione del buon lavoro di sceneggiatura compiuto dal regista americano e dai suoi collaboratori. Oltre che dell'ottimo casting: se nessuno dei protagonisti è una star di primo livello [o, quantomeno, non lo è più, nel caso dei due interpreti del padre Hugh], ogni attore è stato selezionato in modo perfetto per la propria parte, in particolare Carla Gugino per il ruolo della madre Olivia e Victoria Pedretti per quello della figlia minore Nell: entrambe le attrici forse non brillano per l'eccessiva espressività, ma compensano alla grande con un'enorme dose di empatia.
Ma è tutta la sceneggiatura a essere quasi perfetta: ogni puntata, giocata tra flashback e presente è dedicata a un personaggio differente, che ha un suo arco narrativo definito [anche se, visto anche l'alto numero di personaggi, alcuni archi risultano indubbiamente più deboli di altri], fino a comporre un quadro completo. L'ambiguità di fondo (psicosi o spettri?) è mantenuta benissimo fino alla penultima puntata, dove il registra dà una risposta definitiva: in tutto questo verrebbe da pensare che il ritmo possa essere fin troppo rilassato. Se è vero che Flanagan si prende tutto il tempo necessario a narrare a fondo la sua storia, è altrettanto vero che la tensione è palpabile e sempre presente, con alcuni riuscitissimi jump scare e i fantasmi (presunti o reali che siano) che appaiono all'improvviso...o si nascondono abilmente negli angoli delle inquadrature. Perché è giusto anche citare il giochino meta che ha reso la serie molto popolare sui social, con Flanagan che si diverte a nascondere presenze e fantasmi in ogni angolo o addirittura, sfacciatamente, talmente in piena vista da non essere notati a una prima visione. Non si può non citare, infine, l'ottimo lavoro in sede di regia dello stesso Mike Flanagan, che ha diretto personalmente tutte e dieci le puntate senza sbavature, concedendosi addirittura un'intera puntata girata in piano sequenza, la sesta (non a caso piazzata esattamente a metà della narrazione) dove un temporale e un blackout nella camera ardente di Nell si ricollega a un episodio simile nel passato dove si intravedono le prime vere crepe nella psiche di Olivia. Un lavoro tecnico pazzesco per cucire abilmente passato e presente e fare esplodere il risentimento covato a lungo dai figli verso il padre Hugh.
Insomma, in The Haunting of Hill House tutto giro alla perfezione: cast, sceneggiatura, regia e approfondimento psicanalitico, ma soprattutto tante emozioni: nonostante l'approccio estremamente psicologico, alla fine la serie trionfa per come riesce a prendere lo spettatore, facendolo affezionare ai drammi della famiglia Crain, talmente realistica nelle interazioni dei suoi membri da riuscire quasi a dare sui nervi, altro segno di grandezza. Non c'è molto altro da dire, la serie è davvero un piccolo capolavoro e rimane ad oggi la mia serie preferita degli ultimi dieci anni, che rivisito di tanto in tanto.
The Haunting of Hill House è una serie trasmessa in esclusiva in streaming su Netflix.
The Haunting of Bly Manor (Recensione)
Dani (interpretata da Victoria Pedretti), un'insegnante americana emigrata da poco in Inghilterra a seguito di un lutto, viene assunta dal ricco Henry Wingrave (interpretato da Henry Thomas) per fare da istitutrice ai suoi due nipoti Flora e Miles, rimasti orfani dei genitori ed espulsi dalla scuola privata dove erano stati mandati in seguito a comportamenti antisociali. Dani deve quindi trasferirsi all'enorme e austera tenuta di Bly Manor per sostituire la precedente istitutrice Rebecca (interpretata da Tahirah Sharif) che si è suicidata in seguito a una delusione d'amore causata dall'assistente di Henry, Peter Quint (interpretato da Oliver Jackson-Cohen), poi fuggito con i risparmi della giovane. Nonostante i due bambini sembrino molto dolci e affettuosi, Dani comincia presto a notare comportamenti strani unite a una serie di strani accadimenti, come rumori nella notte e impronte di fango per le scale della tenuta. Ma la verità dietro il comportamento dei bambini e le impronte sarà molto più sconvolgente di quanto Dani avesse mai potuto immaginare.
Dopo The Haunting of Hill House, Mike Flanagan si trovò di fronte ad alcuni problemi. Innanzitutto la storia di Hill House era ovviamente conclusa e non avrebbe avuto senso inventarsi una seconda stagione, e il regista americano optò così per trasformare The Haunting in una serie antologica, garantendosi così una certa libertà creativa. Il secondo problema riguardava la scelta del racconto da adattare, scelta che ricadde su uno dei racconti gotici di fantasmi più popolari di tutti i tempi, Il Giro di Vite di Henry James (peraltro già adattato decine di volte al cinema e in televisione). Il terzo problema riguardava il racconto stesso, in quanto basato su un ingegnoso twist finale che ha finito per influenzare direttamente o indirettamente decine di sceneggiatori e registi; un colpo di scena così famoso e importante che non poteva non essere presente anche nella serie ispirata dal racconto, ma che rende il finale (in parte) noto alle tante persone che avessero già letto il racconto. E infine: come riuscire a non deludere le aspettative dopo il grandissimo successo di critica e pubblico di The Haunting of Hill House?
Mike Flanagan opta così per uno show sicuramente differente da Hill House: nonostante l'ambientazione relativamente moderna, la natura gotica del racconto originale è preservata e la serie è basata molto più sul suo intreccio piuttosto che sull'approfondimento psicologico dei personaggi. Rimane di base la struttura, tutta giocata a cavallo tra passato (la storia di Rebecca e Peter, ma anche quella relativa alla potente e distruttiva presenza spettrale che infesta Bly Manor) e "presente", ma cambia l'atmosfera e il ritmo. In pratica si tratta di un approccio sicuramente più classico, ma non per questo non efficace: Flanagan è bravo comunque a superare le limitazioni del racconto originale (e del suo ben noto twist) integrandolo dapprima con un altro racconto di Henry James, La Romanzesca Storia di Certi Vecchi Vestiti, in modo da rendere la narrazione più votata al genere horror vero e proprio, e poi innestando su entrambi i racconti due storie sentimentali (con tanto di altri twist inaspettati) che rappresentano il riuscito fulcro emozionale dell'opera.
The Haunting of Bly Manor è così una serie sicuramente valida, anche se non certo sconvolgente come Hill House: in particolare, a parte l'assenza dello stesso Flanagan in cabina di regia (ha scritto e diretto solo il primo episodio, ritagliandosi invece il ruolo di showrunner per il resto della serie), il cui tocco indubbiamente manca, la serie ha un ritmo molto più pacato e cuoce tutto a fuoco lento, forse fin troppo. Il cast (formato da alcune vecchie conoscenze di Hill House con qualche nuova aggiunta) funziona bene, in particolare per quanto riguarda le due coppie a cui è dedicata la sottotrama sentimentale, che, nel finale, prende giustamente il possesso della narrazione; la tensione, invece, latita un po' nelle puntate centrali, nonostante Bly Manor presenti alcune scene horror piuttosto riuscite e mantenga in parte il giochetto degli spettri nascosti (in particolare quello di un inquietante personaggio con la maschera da medico della peste).
In definitiva, non era facile ripetersi dopo Hill House e Mike Flanagan, pur trattando sempre di case [forse] infestate, l'ha capito bene, optando per un deciso cambio d'approccio e per un tipo di narrazione molto più classico e lineare, ibridando i classici stilemi dei racconti gotici di fantasmi con del sano sentimentalismo, riuscendo così a coinvolgere lo spettatore. Così The Haunting of Bly Manor si è rivelato uno show interessante e valido, per quanto non immune da qualche difetto nel ritmo e nella gestione della narrazione attraverso i suoi nove episodi. Benché lo show abbia un buon successo, Mike Flanagan decide di terminare l'esperienza della serie antologica The Haunting [forse anche per non essere riuscito a individuare altre storie così potenti riguardante le case infestate], ma non ci vorrà molto, giusto un annetto, perché arrivi invece un nuovo progetto basato su una storia completamente originale ideata dal regista americano qualche anno prima, ovvero Midnight Mass.
The Haunting of Bly Manor è una serie trasmessa in esclusiva in streaming su Netflix.
Fine Parte 1
Finisce qui la prima parte di questo lungo articolo dedicato agli show realizzati da Mike Flanagan per Netflix.
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