Horror Peak TV - Gli Show Creati da Mike Flanagan per Netflix (Articolo con Recensioni - Seconda Parte: Midnight Mass, The Midnight Club e La Caduta della Casa Usher)
Articolo e recensioni a cura di Albyrinth - tutte le immagini sono copyright degli aventi diritto.
Nota Importante: Questo articolo potrebbe contenere alcuni SPOILER sugli show Midnight Mass, The Midnight Club e La Caduta della Casa degli Usher. Grazie.
La prima parte di questo articolo è disponibile a questo URL:
Horror Peak TV - Gli Show Creati da Mike Flanagan per Netflix (Seconda Parte)
Avevo terminato la prima parte dell'articolo ricordando che, dopo The Haunting of Bly Manor, Mike Flanagan aveva di fatto chiuso la serie antologica The Haunting, sia per la mancanza di un'ispirazione così importante e potente come il romanzo di Shirley Jackson e il racconto di Henry James [anche se lo stesso Flanagan ha dichiarato che stava accarezzando l'idea, prima di rompere con Netflix, di farne una terza stagione basata su La Casa d'Inferno di Richard Matheson, con la curiosa assonanza Hill House/Hell House], sia perché il regista e showrunner americano, ottenuto il successo e la fiducia dei vertici Netflix, poteva finalmente adattare una storia da lui stesso ideata anni prima, Midnight Mass.
Midnight Mass (Recensione)
Riley Flynn (interpretato da Zach Gilford) torna a casa, la piccola isola di Crockett, dopo avere passato in prigione 4 anni per avere causato la morte di una ragazza guidando ubriaco. Contemporaneamente a Riley, arriva sull'isola anche il nuovo giovane parroco cattolico, Padre Paul (interpretato da Hamish Linklater) in sostituzione del vecchio, ammalatosi dopo un viaggio in Terra Santa e attualmente in convalescenza. Il prete dapprima è accolto con una certa diffidenza, ma, quando dimostra di sapere compiere veri e propri miracoli, gli abitanti dell'isola, guidati da un nuovo irrazionale fervore religioso, lo eleggono come vera e propria guida spirituale. Riley e la sua vecchia amica Erin (interpretata da Kate Siegel) sospettano invece che il prete nasconda qualche segreto di troppo. Segreti alquanto sanguinosi...
Midnight Mass rappresenta per Mike Flanagan un progetto molto personale [come spiega lo stesso regista in questo articolo in lingua inglese scritto per il portale Bloody Disgusting], una storia scritta quasi un decennio prima, nata in seguito al suo percorso di sobrietà negli Alcolisti Anonimi e al suo abbandono della Religione Cattolica. Nata come sceneggiatura per un film e trasformata per un breve periodo in un romanzo, la storia ha trovato la sua dimensione ideale come Serie TV, rimanendo chiusa in un cassetto a lungo, dal momento che nessuno voleva produrla. Il regista americano non si è dato però per vinto e ha inserito alcuni easter egg riguardanti il progetto sia in Hush [dove viene addirittura spoilerato parte del finale, almeno per chi ha l'occhio di falco] che nell'adattamento de Il Gioco di Gerald. C'è voluto però il grande successo delle due stagioni di The Haunting per convincere finalmente Netflix a dare il via libera a questo progetto, in realtà alquanto differente dai due precedenti.
Se i due The Haunting si possono quasi considerare "Elevated Horror" [per quanto ritenga la definizione in sé abbastanza risibile, benché sia utilizzata ormai ampiamente] Midnight Mass è invece un'opera fieramente artigianale, sanguigna e verace, dove si respira una sana aria "pulp" da b-movie: la serie ha infatti un intreccio molto semplice e lineare che non si perde in inutili sottotrame, è basata sulla rielaborazione uno dei più popolari miti della letteratura dell'orrore, ed ha la sua bella dose di violenza e splatter. Il che non vuol dire che non manchino sottotesti più "alti", in particolare riguardo al potere della religione e a come esso venga abusato, soprattutto quando entrano in ballo supposti miracoli. Oltre a questo è curioso notare come l'opera, benché sia totalmente originale, sia in realtà un enorme omaggio alla letteratura di Stephen King (autore che Flanagan conosce indubbiamente molto bene): non solo uno dei protagonisti è un ex-alcolista, ma c'è anche un prete manipolatorio e dalla dubbia moralità e personaggi femminili molto forti e caparbi, tutti temi presenti in gran parte delle opere del "Re".
Detto questo, Midnight Mass è una serie esaltante, molto compatta e dotata di un ottimo ritmo, girata in modo impeccabile da Mike Flanagan (qui tornato nelle vesti di regista e montatore di tutto lo show) e graziata dalle solite ottime scelte a livello di cast. In particolare, oltre ai protagonisti, a svettare è la mefistofelica Bev, interpretata magistralmente da Samantha Sloyan, che ruba la scena ai villain principali grazie a una riuscitissima attitudine talmente invasata da dare costantemente sui nervi; e, quando un personaggio negativo causa reazioni forti nello spettatore, vuole dire che è decisamente azzeccato. Per contro, ho trovato poco soddisfacente l'arco narrativo dedicato al protagonista Riley Flynn, che, a un certo punto, sparisce quasi completamente dalla narrazione. In definitiva, Midnight Mass è uno show horror molto classico, ma che brilla per l'ottima fattura, sia a livello di sceneggiatura che di regia e casting. Paradossalmente potrebbe essere considerato il miglior adattamento di un'opera di Stephen King non scritta dal "Re dell'horror", talmente la serie gira abbondantemente nei territori tematici tipici dello scrittore del Maine. Aldilà delle definizioni, una gran bella serie horror, consigliata a tutti gli amanti del genere.
Midnight Mass è una serie trasmessa in esclusiva in streaming su Netflix.
The Midnight Club (Recensione)
Anni '90: Ilonka (interpretata da Iman Benson) è una teenager che scopre di avere un cancro alla tiroide incurabile. Dopo essersi documentata, sceglie di passare gli ultimi mesi della sua vita in uno speciale hospice per adolescenti, Brightcliff Home, con la segreta speranza di riuscire a guarire come, pare, fosse successo a un precedente paziente dell'istituto anni prima. Giunta alla struttura e fatto conoscenza con l'enigmatica direttrice Georgina Stanton (interpretata da una rediviva Heather Langkamp, la protagonista del primissimo Nightmare), Ilonka stringe amicizia con gli altri sette ospiti adolescenti, scoprendo che tutti loro si riuniscono di nascosto in uno speciale club segreto dove uno dei membri deve raccontare una storia dell'orrore agli altri per esorcizzare le propria malattia. Ma, intanto, sembrano accadere cose strane a Brightcliff Home: presenze spettrali che vagano per i corridoi, sette segrete e, nei boschi attorno all'istituto, si aggirano i sinistri membri di una comune.
Come è chiaro dalla sinossi, con The Midnight Club Mike Flanagan cambia decisamente registro, decidendo di adattare il romanzo di Christopher Pike (scrittore specializzato in storie dell'orrore per adolescenti) che porta lo stesso nome: se le prime tre serie erano decisamente rivolte a un pubblico adulto, con questo show il regista americano decide di cimentarsi con un genere non semplice come lo young adult ibridato con il cinema di sofferenza e malattia. Insomma, c'erano molte cose che potevano andare storte con questo adattamento, a partire dal difficile bilanciamento dei temi, passando per la sensibilità necessaria a parlare di morte e sofferenza a un pubblico adolescenziale e finendo con il dovere fare i conti con le regole di ferro del cinema sentimentale strappalacrime, senza scadere nel patetico o, peggio, nel ricattatorio.
Mike Flanagan (che dirige in realtà solo i primi due episodi, ma che ha curato tutta la trama) in realtà supera brillantemente la prova, riuscendo ad approcciarsi al materiale originale con grande sensibilità, senza scadere in sentimentalismi estremi, neanche quando, per forza di cose, alcuni dei personaggi devono uscire dalla serie. Ancora una volta Mike dimostra di avere un buon occhio per le scelte di casting, selezionando attori giovani e poco noti, che riescono a rendere credibili i propri personaggi, cosa importantissima per generare empatia nello spettatore, che è IL fattore fondamentale nel cinema di malattia. Per il resto, l'alternanza tra le scene ambientate all'istituto e le storie narrate dai giovani (tutte in qualche modo metaforiche e legate alla triste realtà vissuta dai giovani) funziona bene; anche se, a essere sinceri, si prende talmente a cuore le sorti di questi ragazzini malati terminali che tutta la parte legata ai misteri di Brightcliff Home passa decisamente in secondo piano.
Insomma, se amate le storie strappalacrime e avete amato (o amate ancora, perché no) le serie antologiche horror adolescenziali, date decisamente un'occasione a The Midnight Club. Purtroppo lo show non raccolse il successo sperato venendo quindi cancellato da Netflix dopo la prima stagione, con grandissimo rammarico da parte di Mike, che aveva molto a cuore il progetto: il regista americano aveva infatti pensato di concludere la serie con la seconda stagione, che in realtà avrebbe incorporato molti elementi presenti in un altro romanzi di Christopher Pike, Rememebr Me. Rimangono così in sospeso molte questioni, non solo riguardanti la salute dei protagonisti, ma soprattutto i tanti misteri rimasti irrisolti: ci ha pensato lo stesso Flanagan a fornire direttamente un riassunto di quello che sarebbe dovuto succedere in un blog (in lingua inglese) su Tumblr o in questo articolo italiano del mai troppo lodato (e purtroppo defunto) portale BadTaste.
The Midnight Club è una serie trasmessa in esclusiva in streaming su Netflix.
La Caduta della Casa degli Usher (Recensione)
Roderick Usher (interpretato da Bruce Greenwood in versione anziana e da Zach Gilford in versione giovane) e la sorella gemella Madeline Usher (interpretata da Mary McDonnell in versione anziana e da Will Fitzgerald in versione giovane) sono a capo di un impero farmaceutico, costruito sul ligodone, un farmaco antidolorifico che causa fortissima dipendenza [chiarissimo contraltare fittizio del purtroppo realissimo Ossicodone] e gravi effetti collaterali. Roderick ha messo al mondo sei figli (due legittimi e quattro illegittimi), tutte pessime persone come il padre e la zia, che cominciano a morire in circostanze alquanto misteriose, vittime di incidenti assurdi. Roderick e Madeline sanno benissimo che sta arrivando l'ora di pagare i propri debiti e le proprie, immense, colpe e che la morte dei figli/nipoti è solo l'inizio della caduta definitiva degli Usher.
Strano progetto quello de La Caduta della Casa degli Usher: si tratta infatti di una storia originale ideata da Mike Flanagan, dove però trovano spazio riferimenti diretti e omaggi a qualunque opera mai scritta da Edgar Allan Poe, non solo nei nomi dei personaggi [e della serie stessa], ma anche nei creativissimi modi in cui la progenie di Roderick Usher viene sterminata puntata dopo puntata, ognuna reinterpretazione di un racconto dello scrittore di Boston. Insomma, giriamo abbastanza dalle parti di un elaboratissimo (e alquanto sanguinolento) esercizio di stile, a volere essere sinceri.
Detto questo sarebbe probabilmente riduttivo relegare questa serie a una specie di recinto di sabbia dove Mike Flanagan può giocare a suo piacimento con le creazioni di Poe. Lo show è comunque ben scritto e decisamente elaborato, ancora una volta (esattamente come i due The Haunting) giocato costantemente tra passato (dove scopriamo l'incredibile storia che ha portato un umile impiegato a diventare uno spietato CEO di un'industria farmaceutica) e presente, con la mattanza degli eredi di Roderick. In più, è sicuramente la serie più violenta, cinica e decisamente gore tra quelle create da Mike per Netflix, il che è sempre un piccolo grande merito. A svettare è anche la grande fantasia e teatralità nel mettere in scena le assurde morti dei figli di Roderick, tutte francamente ben eseguite, e alcuni dialoghi riguardanti capitalismo e potere sono quasi da antologia.
Per contro, questa volta il cast (formato come sempre da vecchie conoscenze già viste nelle altre serie più Mark Hamill in un ruolo decisamente inedito per lui) non è così azzeccato, soprattutto per quanto riguarda i figli, con gli attori che sono costretti a recitare fin troppo sopra le righe per rendere estremi e decisamente manichei i loro personaggi (che non hanno neanche una sola qualità positiva, a ben vedere), fatto che li rende fastidiosi, poco credibili e spesso fuori ruolo. Anche l'intreccio, alla fine, mostra qualche crepa di troppo: decisamente esagerato nei suoi colpi di scena e nelle sue giravolte per quanto riguarda i flashback, banalotto invece il mistero legato alle morti dei figli di Roderick e alla spietata entità che le perpetra. Insomma, Mike Flanagan (che ha diretto circa la metà degli episodi), forse cominciava ad avere già la testa proiettata verso la sua nuova avventura (ne parliamo nel paragrafo seguente) o, più semplicemente, questa specie di mega omaggio in salsa moderna alle opere di E.A. Poe non funziona così bene come le serie precedenti. Detto questo, lo show non annoia, è decisamente molto violento e splatter, ha alcuni dialoghi molto riusciti e le morti che chiudono ogni puntata sono ben eseguite. Certo, rimane una serie un po' vacua e fin troppo sopra le righe nel suo messaggio anticapitalistico, che finirà probabilmente per irritare irrimediabilmente i puristi della letteratura di E.A. Poe.
La Caduta della Casa degli Usher è una serie trasmessa in esclusiva in streaming su Netflix.
La Vita Dopo Netflix
Nonostante anni di collaborazioni proficue, il contratto in esclusiva tra Mike Flanagan e Netflix non fu rinnovato e ci fu una rottura. I motivi, oltre che di natura economica (ovviamente) sarebbero anche da ricercare nell'ostinazione di Netflix nel non pubblicare le proprie opere in formato fisico e nel fatto che, come dichiarato dallo stesso regista statunitense in seguito alla cancellazione di The Midnight Club [progetto a cui teneva moltissimo], Netflix non era più la stessa azienda con cui aveva lavorato anni prima, tutto era ormai irrimediabilmente cambiato. Una dimostrazione, se mai ce ne fosse bisogno, di come si è evoluta la strategia di Netflix e, più un generale, di tutti i big dello streaming, sancendo di fatto la fine della cosiddetta Peak TV.Detto questo, non si può certo arginare una mente vulcanica come quella del buon Mike: prima ha annunciato un piccolo film indipendente, The Life of Chuck, con protagonista Tom Hiddleston basato su uno dei racconti "non-horror" scritti da Stephen King: una pellicola ancora inedita in Italia, ma che ha raccolto ampi consensi, finendo per vincere il premio del pubblico del festival di Toronto nel 2024.
Per quanto riguarda le serie TV, Mike ha stretto un accordo di prelazione con Amazon Prime, per cui usciranno altri due adattamenti di opere di Stephen King, ovvero una miniserie dedicata al personaggio di Carrie e una serie in più stagioni dedicata alla saga western-fantasy La Torre Nera. E, visto che adattare l'IP più complessa tra le opere del "Re" - che vanta un pubblico di fan alquanto esigenti e protettivi - non bastava, Flanagan ha anche accettato di dirigere il reboot del film horror più popolare di tutti i tempi, ovvero L'Esorcista (arrivando peraltro dopo il totale disastro del sequel targato David Gordon Green).
È inoltre recente la news di una sua sceneggiatura per un film horror dedicato al villain di Batman Clayface, un trattamento che ha impressionato talmente tanto James Gunn da dare il via libera immediato alla realizzazione della pellicola (che Flanagan produrrà e scriverà, ma non dirigerà). Insomma, davvero irrefrenabile il buon Mike!
Per quanto riguarda le serie TV, Mike ha stretto un accordo di prelazione con Amazon Prime, per cui usciranno altri due adattamenti di opere di Stephen King, ovvero una miniserie dedicata al personaggio di Carrie e una serie in più stagioni dedicata alla saga western-fantasy La Torre Nera. E, visto che adattare l'IP più complessa tra le opere del "Re" - che vanta un pubblico di fan alquanto esigenti e protettivi - non bastava, Flanagan ha anche accettato di dirigere il reboot del film horror più popolare di tutti i tempi, ovvero L'Esorcista (arrivando peraltro dopo il totale disastro del sequel targato David Gordon Green).
È inoltre recente la news di una sua sceneggiatura per un film horror dedicato al villain di Batman Clayface, un trattamento che ha impressionato talmente tanto James Gunn da dare il via libera immediato alla realizzazione della pellicola (che Flanagan produrrà e scriverà, ma non dirigerà). Insomma, davvero irrefrenabile il buon Mike!
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