Heretoir - Solastalgia (Recensione)

 La copertina dell'album "Solastalgia" dei tedeschi Heretoir

Recensione a cura di Albyrinth - tutte le immagini e la musica sono copyright degli aventi diritto

Tornano su queste pagine, dopo la recensione del più che discreto Nightsphere, i tedeschi Heretoir, giunti al quarto album (più un buon numero di EP e collaborazioni) in quasi 19 anni di attività. Partiti come one-man project del polistrumentista Eklatanz, a partire dal 2013 il progetto ha accolto via via altri membri, fino a diventare, con Nightsphere, appunto, una vera e propria band (più propriamente un terzetto): è stato proprio l'approdo di nuovi strumentisti e (probabilmente) di un processo di scrittura più condiviso ad avere scatenato un'evoluzione nel sound degli Heretoir, da sempre confinati in un post-black metal pesantemente influenzato dai maestri Alcest, con un mood più drammatico e malinconico, che li rende abbastanza simili ai "vicini di casa" Harakiri for the Sky. Insomma, nei primi 17 anni di vita, la carriera dei tedeschi è rimasta nel comodo recinto di un sound estremamente derivativo e di una scena indubbiamente di culto, ma anche fedele e appassionata come quella post-black/blackgaze. 

Una prima svolta arriva quindi con il già citato Nightsphere, un concept (in realtà un EP allungato da un paio di pezzi ambient) ambientalista che mostrava sì un sound indubbiamente derivativo (oltre alle due band citate, ci sono riferimenti diretti alla scena doom/gothic anni '90), ma anche un songwriting valido ed efficace, per un lavoro molto coeso e immediato che era rimasto in rotazione per diversi mesi. Con Solastalgia [a proposito, complimenti per la scelta della splendida copertina, opera del "paleo-illustratore" Rudolf Himaè arrivato però il momento di alzare ulteriormente l'asticella e diventare, facendo un gioco di parole con il fatto che la band tedesca sia stata fondata 19 anni fa, finalmente grandi: una missione decisamente riuscita che ci regala un sound indubbiamente sempre ancorato agli stilemi del post-black metal, ma in cui sono confluiti elementi più moderni per un songwriting che si è fatto più dinamico e imprevedibile in tutte le sue componenti, con le chitarre che intessono un impressionante tappeto sonoro, la sezione ritmica caratterizzata da continue variazioni e da un Eklatanz capace di utilizzare in modo molto più efficace la propria voce, sia nella parti pulite, che nelle parti in growl.

L'opener "The Ashen Falls" è la perfetta dimostrazione di quanto appena scritto: le ritmiche sono tirate ed esaltanti, il riff portante è piuttosto groovy e diretto, le melodie ricercate sono accattivanti, la struttura della canzone è piuttosto lineare e c'è anche un accenno di ritornello: una perfetta contrapposizione tra una struttura di canzone tutto sommato lineare e una ricchezza compositiva a tratti strabordante. "Season of Grief" è una traccia decisamente più lunga e complessa nei suoi quasi 10 minuti di durata, dominata da continue variazioni, soprattutto nella prima metà, mentre nella seconda a dominare sono le melodie sognanti e l'atmosfera, nonostante alcune lungaggini di troppo. "You Are the Night" è sicuramente uno degli highlight del disco che segue il solco di "The Ashen Falls": riff moderni e accattivanti e melodie immediate che si contrappongono all'impressionante ricchezza sonora del ritornello, dove la canzone letteralmente esplode grazie a un complesso riff circolare e a ritmiche davvero ricche di variazioni.

Dopo un inizio così valido, è il momento di tirare un po' il freno con le successive "Inertia" e "Dreamgatherer" (inframezzate dal breve intermezzo pianistico "Rain"), due tracce dove torna prepotente l'influenza degli Alcest [a essere sinceri, le citazioni nei primi due minuti di "Dreamgatherer" sono talmente palesi che mi aspettavo di sentire attaccare la voce di Neige, a un certo punto], ma che gli Heretoir portano con successo a casa in virtù di una scrittura ispirata, sempre ben bilanciata tra esigenze di immediatezza e un songwriting invece ricco e pieno di sfumature. "the Heart of December" è il pezzo più riflessivo del lotto, giocato su melodie delicate intessute dalle chitarre, prima dell'attesa esplosione di energia finale. "Burial" è un altro pezzo diretto che si accoda alla scia dei primi tre, sospeso tra i classici stilemi blackgaze e strutture più immediate e semplici da interiorizzare.

Il capolavoro dell'album è però la title track "Solastalgia", un brano cangiante, intricato e ricercato, ben costruito su un giro melodico assolutamente azzeccato e da molte variazioni, con l'intro e la coda finale più giocate su ritmi dilatati e la parte centrale invece molto più potente e liberatoria. chiudono l'album due bonus track, ovvero "The Same Hell MMXXV", versione riveduta e corretta di un vecchio demo che la band aveva già ripubblicato come singolo digitale un paio di anni fa (per la cronaca, un breve brano malinconico non troppo ispirato) e la cover di "Metaphor" degli In Flames. Da un lato non posso che fare un applauso agli Heretoir per avere scelto uno dei brani meno ovvi [oltre che uno dei miei preferiti in assoluto] della formazione svedese, dall'altro non posso che constatare come, pur adattandosi bene alle atmosfere e melodie tipiche della formazione tedesca, la cover finisca per risultare un po' troppo piatta, soprattutto per quanto riguarda le chitarre, incapaci di rendere quell'atmosfera piacevole e bucolica della canzone originale. Insomma, due brani non irresistibili che in parte rovinano il modo in cui il disco era riuscito a fluire fino a quel punto, con la splendida coda finale della title track che sarebbe stata perfetta a suggellare la conclusione dell'album.

In conclusione, "Solastalgia" è davvero l'album della maturità per gli Heretoir: se le coordinate sonore rimangono giustamente ancorate a cavallo del post-black metal di marca Alcest, unite ad atmosfere più oscure e malinconiche derivate dalla scena doom e gothic anni '90, è il songwriting ad avere mostrato un'incredibile evoluzione. Brava la band tedesca ad avere trovato un invidiabile bilanciamento tra riff più moderni e strutture più immediate, senza però mai rinunciare a melodie e atmosfere ricercate, e a un sound caratterizzato da tante variazioni e da una grandissima ricchezza sonora; ciliegina sulla torta la prestazione della band stessa, in particolare del leader Eklatanz, ora molto più efficace nella parti cantate. Per contro, alcune lungaggini di troppo, un paio di brani belli, ma davvero troppo ispirati dagli Alcest e i due, evitabili, pezzi finali sono piccoli difetti che non inficiano però la qualità generale del disco.  Un lavoro davvero riuscito, quindi, le cui atmosfere malinconiche e sognanti, ben si sposano con l'imminente arrivo dell'autunno. 

Solastalgia è disponibile in formato digitale e fisico sul sito ufficiale dell'etichetta AOP Records. E' inoltre disponibile in formato fisico e digitale su tutti i maggiori store online. Il disco è ovviamente inoltre disponibile su tutti i maggiori servizi di musica in streaming, oltre che sulla Pagina Bandcamp della band. Per maggiori informazioni sugli Heretoir, visitate la Pagina LinkTree della band.


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