MCU Fase 6 - Ironheart (Recensione)

 Un poster dedicato alla serie Tv Ironheart, trasmessa da Disney+

Recensione a cura di Albyrinth - tutte le immagini sono copyright degli aventi diritto

Nota Importante: Questo articolo contiene alcuni SPOILER riguardanti la serie Ironheart, ma non quello relativo all'identità dell'importante personaggio interpretato da Sascha Baron Cohen (di cui comunque parlerò facendo i salti mortali per non svelare troppo), nonostante ci avesse pensato ampiamente il reparto marketing di casa Marvel a rivelare maldestramente lo spoiler. Grazie.

Se la Fase 5 del Marvel Cinematic Universe (MCU da questo momento) è stata una fase di transizione, come ho spiegato nell'articolone MCU Fase 5 Considerazioni finali, la Fase 6 sarà sicuramente una fase di svolta per questo universo cinematografico, una fase di resurrezione se le cose andranno come Kevin Feige e soci sperano o il probabile chiodo nella bara se neanche Robert Downey Junior e gli Avengers riusciranno a risollevarne le sorti dopo anni complicati. Ma, prima di dare inizio ai fuochi artificiali con l'attesissimo esordio dei Fantastici Quattro [ma sarà vera gloria?], dobbiamo occuparci dell'opera che, a tutti gli effetti, apre la Fase 6, ovvero la miniserie Ironheart, spin off basato sul personaggio di Riri Williams, introdotto nel film Black Panther Wakanda Forever. A dire il vero, Ironheart era un po' un oggetto misterioso e il fumoso (e non esattamente accattivante) trailer aveva ulteriormente confuso le acque. Il risultato finale, pur non essendo il disastro che alcuni avevano preventivato, si è rivelato essere un prodotto semplice, innocuo, ma tutto sommato guardabile, che sposa in pieno la filosofia della rinata Marvel Television e che introduce un personaggio che potrebbe essere fondamentale per il MCU (oltre a mettere un ulteriore tassello per l'arrivo degli Young Avengers).

La protagonista della serie Ironheart, trasmessa in esclusiva su Disney+

Sweet Home Chicago

Dopo le avventure tra Atlantide e Wakanda, Riri Williams (interpretata da Dominique Thorne) torna a studiare al MIT, dove le cose non vanno così bene: la sua natura ribelle la fa cacciare dall'istituto e deve tornarsene squattrinata e con un'armatura ancora instabile alla natìa Chicago, dove sarà costretta a ricordare il trauma dell'uccisione del suo amatissimo patrigno Gary e della migliore amica Natalie. Nel tentativo di creare una AI che risieda nell'armatura mappando il proprio cervello, Riri crea involontariamente NATALIE, versione digitale dell'amica defunta basata sui suoi ricordi. Ancora senza soldi, Riri accetta la proposta dell'affascinante Parker Robbins (interpretato da Anthony Ramos), detto "Hood" per il misterioso mantello che indossa, di fare parte della sua squadra, grazie a cui deruba i ricconi del settore tecnologico. Il primo colpo va a segno, ma Riri nota che Parker, grazie al mantello, possiede poteri quali invisibilità e la capacità di cambiare traiettoria alle pallottole. Decisa a svelare il mistero del mantello, Riri tenta di tagliarne un pezzettino durante una delle missioni, facendo però scattare un allarme e causando un disastro che provoca la morte di uno dei membri della squadra. Una volta scoperto che Riri è la colpevole, Parker tenta di eliminarla, mentre la stessa Ironheart, grazie a delle amiche di famiglia piuttosto particolari, scopre che il mantello è legato a qualcuno di molto pericoloso e potente. Ne uscirà uno scontro drammatico, dove Riri sarà costretta a prendere decisioni molto complicate.

Una scena tratta dalla serie tv Ironheart, trasmessa in esclusiva su Disney+

La Filosofia Marvel Television

Come già ribadito negli articoli e nelle recensioni della Fase 5, il brand Marvel Television è stato "riesumato" [ai tempi si trattava di una divisione autonoma e spesso in collisione con i Marvel Studios] per sottolineare la distinzione tra i prodotti cinematografici (dedicati ai personaggi più famosi) e quelli televisivi (dedicati a personaggi minori e ad angoli meno conosciuti del MCU), evitando che gli show pensati per lo streaming su Disney+ finissero per diventare dei film allungati, come invece successo nella Fase 4, con alterne fortune. Sotto questo punto di vista, Ironheart è un perfetto esempio della filosofia produttivi della rinata Marvel Television: un personaggio minore, Riri Williams (introdotto nel film Black Panther: Wakanda Forever), un'ambientazione inedita come Chicago, un cast prevalentemente afroamericano, una narrazione indirizzata a un target young adult, una storia semplice narrata in sei episodi, un'originale unione di temi (tecnologia e magia) spesso separati nel MCU, un budget relativamente contenuto con un utilizzo intelligente degli effetti speciali (un po' grezzi, ma efficaci) e una storia che non necessita di conoscenze pregresse [mia moglie è riuscita a capire tutto senza avere mai visto il secondo Black Panther, peraltro liquidato con una semplice battuta, né ricordando chi fosse il padre di uno dei comprimari]. Sotto questo punto di vista Ironheart funziona, è una storia completamente a se stante, e lo show può essere tranquillamente visto e apprezzato senza la necessità di fare i compitini a casa. Detto questo, se la filosofia produttiva pare quella giusta, il risultato finale, pur godibile, presenta indubbiamente alcuni difetti e criticità.

Un Inizio Poco Appassionante

Il primo, grosso problema, è rappresentato dal primo blocco di due episodi: sostanzialmente del personaggio di Riri Williams non sappiamo nulla, se non che è un genio adolescente con un'ammirazione per il lavoro di Tony Stark e una conseguente passione per le armature. L'inizio della miniserie è quindi sfruttato interamente per delineare la caratterizzazione della protagonista, dare un minimo di background sul suo tragico passato, introdurre i comprimari e porre le basi per lo svolgimento della storia. In tutto questo di azione se ne vede pochissima e la trama gira un po' a vuoto [e la premessa con l'espulsione dal MIT appare alquanto forzata, essendo Riri un genio impressionante], a essere sinceri; a questo si somma il problema, puramente soggettivo (ovviamente) di non essere minimamente nel target pensato per questa miniserie, cioè quello young adult. Insomma, la tentazione è stata quella di abbandonare la visione per scarso interesse, ma, per fortuna, Ironheart si riprende sicuramente nella seconda metà imbastendo una storia forse fin troppo semplice e scontata, ma comunque efficace, con qualche sorpresa inaspettata.

Il personaggi di The Hood nella miniserie Ironheart, trasmessa da Disney+

Giocare sul Sicuro

Come detto, la showrunner Chinaka Hodge e gli sceneggiatori di Ironheart hanno deciso di giocare sul sicuro con una trama che non solo va riprendere situazioni già viste alcune volte nelle tante produzioni supereroistiche, ma che addirittura va a pescare dal mondo dei film sportivi degli anni '80 e '90. Già, perché, mutatis mutandis, la trama della miniserie non è che sia così differente da un Rocky 3: (senza svelare troppo) il protagonista si sente forte, poi deve fare i conti con la proprie debolezze, deve ripartire totalmente da zero e poi arrivare a sfidare il "cattivo". Cioè, c'è addirittura l'immancabile scena del montaggio musicale a suggellare il tutto! 
Sia chiaro, questa non vuole essere forzatamente una critica, anzi, credo sia una scelta assolutamente voluta quella di giocare sul sicuro, finire su territori familiari e comunque apprezzati da molti spettatori per avere più spazio per lavorare su caratterizzazioni e trama piuttosto che sull'intreccio. Dall'altro lato, tutto lo svolgimento della trama è davvero prevedibilissimo sin da quando viene introdotto il personaggio di The Hood, affascinante, carismatico, ma con un segreto. Da lì è facile intuire più o meno ogni snodo, a parte l'ultimo episodio dove arriva un personaggio davvero inaspettato in una serie che pareva volere esplorare il lato tecnologico del MCU. Insomma, credo che l'apprezzamento della serie e del suo svolgimento molto lineare dipenderà molto da spettatore a spettatore.

Una scena d'azione tratta dalla miniserie Ironheart

Valori Produttivi Nella Media

Se lo svolgimento è molto lineare, si può dire che il team produttivo abbia invece fatto un buon lavoro a livello di effetti speciali e scenografie. In particolare, gli SFX si sono rivelati credibili, magari non perfetti e forse un pochino artigianali nel complesso, ma senza quella fastidiosa patina di "plasticosità" e di lavoro fatto in fretta e furia come invece successo con pellicole e progetti con budget nettamente superiori a Ironheart. È comunque interessante sottolineare come sia stato fatto un buon lavoro nello sfruttare gli effetti speciali solo dove realmente necessario, tagliando così sicuramente il budget ed evitando che lievitasse alle cifre mostruose di alcuni progetti della Fase 4 e 5.
Una menzione anche per il cast: se, generalmente, la recitazione media della serie (non parlo ovviamente di Sascha Baron Cohen che gioca in un'altra lega rispetto agli altri attori) è su livelli sufficienti [oserei quasi dire adeguati alla caratura dello show], devo dire che la protagonista Dominique Thorne, per quanto credibile nel ruolo e con una buona fisicità nelle scene d'azione, manca del carisma necessario a trascinare la pellicola sulle proprie spalle, soprattutto nelle scene più intimiste. Detto questo, il personaggio di Riri Williams comunque funziona, così come i tanti comprimari, forse un po' stereotipati, ma strumentali a portare avanti la trama. 

Una scena tratta dalla miniserie Ironheart, trasmessa su Disney+

Tecnologia vs. Magia  

Decisamente più sorprendente è invece la commistione di tematiche apparentemente inconciliabili nel MCU, parlo ovviamente del fatto che siano miscelati temi prettamente tecnologici (l'armatura di Riri, la AI NATALIE, i furti che colpiscono miliardari ipertecnologici) a temi che parlano apertamente di magia (il mantello di The Hood e la sua provenienza). Un'ibridazione di temi francamente inaspettata e inedita per il MCU, peraltro in una serie che si presentava (anche per la sua trama molto lineare) come molto ben piantata per terra. Non parlo solamente dell'ultimo episodio (del quale non posso svelare molto per evitare sanguinosi spoiler), ma anche del fatto che, nel gruppo degli amici e familiari di Riri ci sia una vera e propria strega e che, a un certo punto, l'armatura stessa finisca per essere incantata. Una scelta sicuramente originale e particolare, ma che, personalmente, ho trovato un po' forzata in più di un punto, anche e soprattutto perché mi è sempre sembrato che ogni sceneggiatore scelga le proprie regole quando si tira in ballo il lato magico del MCU (al pari del multiverso), come ben dimostrato, per esempio, dal piccolo disastro narrativo di Doctor Strange 2

Il personaggio interpretato da Sascha Baron Cohen in Ironheart

Il Personaggio Misterioso [Spoiler Warning?!?]

E arriviamo alla sezione più maledettamente difficile da scrivere: come parlare del personaggio interpretato da Sascha Baron Cohen senza spoilerare troppo? [Nota: No, non interpreta George Harrison, nonostante una somiglianza impressionante. Sarà una cosa voluta?] Posto che a rovinare la sorpresa agli spettatori più ferrati nella continuity sia stata la stessa Marvel con un easter egg grande come una casa nella lista dei titoli degli episodi e che ormai l'identità del personaggio sia stata ampiamente spoilerata ovunque, eviterò di rivelare troppo [permettetemi un paio di battutine, però], mettendo anche il tag a inizio paragrafo.
Il fatto è che si è deciso di inserire un pezzo da novanta per il MCU in quella che è decisamente una serie minore, e questa è stata davvero un grossa sorpresa. Magari non positivissima per il sottoscritto, visto che non ho mai amato il personaggio neppure quando ero un avido lettore dei fumetti Marvel, troppo indefinito e spesso utilizzato come mero strumento per potere giustificare trame astruse [e non parliamo di retcon, che è meglio]. Insomma, che una figura dotata di poteri diciamo più che discreti [sto ovviamente utilizzando un eufemismo] finisca per interessarsi alle vicende di un criminale di mezza tacca e di una ragazzina nera squattrinata (ma geniale) di Chicago appare un po' forzato.
Lode comunque a Sascha Baron Cohen, capace di controllare bene la recitazione per evitare di finire troppo sopra le righe, rendendo il personaggio beffardo, manipolatore, ma anche sottilmente inquietante. Detto questo, la speranza è che questo nuovo villain non diventi in breve tempo il deus [sic] ex-machina per giustificare le peggio trame partorite dagli sceneggiatori del MCU. Il fatto che girino già insistenti voci su possibile blockbuster con i cosiddetti "Figli della Mezzanotte" già non è un buon segno.

In Conclusione

Quando uscì il trailer di Ironheart, sinceramente le aspettative erano a zero. Dopo avere superato lo scoglio dei primi due, bruttini, episodi, la miniserie si è rivelata tutto sommato piacevole, per quanto indubbiamente fin troppo lineare e scontata nell'intreccio, se si eccettuano la già citata commistione tra tematiche tecnologiche e magiche (francamente impronosticabili) e l'introduzione inaspettata di un pezzo da novanta dei fumetti nell'ultimo episodio. Aldilà di tutto, un buon manifesto della filosofia produttiva della divisione Marvel Television, con un utilizzo più accurato dei budget, storie che non necessitano di chissà quali conoscenze pregresse e che hanno un loro inizio e una fine senza necessitare di un numero esagerato di episodi. Chiamiamolo un antipastino leggero prima dell'abbuffata a base di Fantastici Quattro, Spiderman e Avengers che sarà la Fase 6. Un ultimo pensiero: rivedremo Riri Williams e il suo circolo di amici e familiari? Difficile dirlo, anche se il personaggio sembra perfetto per i già annunciati Young Avengers e il suo legame con il mondo della magia potrebbe garantire a Riri un ruolo nel (molto probabile) terzo film dedicato al Doctor Strange. Pochi dubbi invece sul fatto che rivedremo presto (forse già in Avengers: Secret Wars) il personaggio interpretato da Sascha Baron Cohen, sperando che venga utilizzato in modo oculato.

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