Recensione a cura di Albyrinth - tutte le immagini sono copyright degli aventi diritto
Daredevil Rinascita non solo è il penultimo atto della Fase 5 del Marvel Cinematic Universe (MCU da questo momento), ma è anche una serie attesissima che riporta in scena personaggi molto amati quali il Daredevil interpretato da Charlie Cox e il Kingpin interpretato da Vincent D'Onofrio, visti precedentemente nelle acclamate tre stagioni della serie uscita originariamente su Netflix (da un paio di anni "migrata" su Disney+). L'approdo dei due personaggi nel MCU è stato indolore o, come molti fan temevano, è toccato loro un processo di edulcorazione per venire incontro ai dettami di mamma Disney? Nonostante una lavorazione alquanto travagliata che ha visto un cambio di showrunner, una sostanziale riscrittura, un complesso lavoro di taglia e cuci e un bel numero di riprese aggiuntive, incredibilmente Daredevil Rinascita riesce a portare a casa il risultato, nonostante la serie giri un po' a vuoto in alcuni episodi.
Le Vecchie Abitudini Sono Dure A Morire
La Serie Netflix
Merito di un casting azzeccatissimo sia per quanto riguarda il protagonista Matt Murdock (Charlie Cox) che per il villain Kingpin (Vincent D'Onofrio), ma anche merito soprattutto di una costruzione meticolosa dei personaggi, di un'atmosfera molto oscura e tesa, e dei combattimenti, realistici e crudi, ma realizzati sempre in modo molto stiloso. Prendendo spunto dal ciclo di Frank Miller e, soprattutto, dalla miniserie L'Uomo Senza Paura, lo showrunner Steven S. DeKnight riesce a delineare alla perfezione il personaggio di Matt, totalmente lacerato tra la volontà di costruirsi una vita normale come avvocato e la necessità di dare sfogo ai suoi impulsi più violenti per ottenere giustizia. Suo perfetto contraltare è il gangster Kingpin, spietato e mosso da un'insaziabile sete di potere, ma al contempo segnato dai traumi infantili e incapace di controllare adeguatamente le proprie emozioni sotto stress. Tutta la prima stagione è un continuo crescendo con Matt sempre più ossessionato dal distruggere l'impero criminale di Kingpin e dei suoi alleati e lo stesso Kingpin sempre più potente e intoccabile, fino all'inevitabile scontro finale. Nonostante l'estrema lentezza (i 13 episodi sono decisamente troppi), la prima stagione di Daredevil è ancora oggi uno dei migliori prodotti televisivi legati ai fumetti.
Purtroppo, con l'abbandono dello showrunner Steven S. DeKnight, la serie ha un deciso calo: senza più la dicotomia fondamentale Devil-Kingpin (il gangster appare giusto in un memorabile cameo a metà stagione), manca il motore trainante e la trama scelta per la seconda stagione che coinvolge il personaggio di Elektra e il clan di ninja soprannaturali (!) della Mano (fondamentali per quella che sarà poi la trama portante della serie crossover Defenders) non convince. Vedere Matt, follemente innamorato di Elektra, comportarsi come un adolescente in crisi ormonale stride totalmente con la serietà della caratterizzazione e gli elementi soprannaturali stonano parecchio con le tipiche atmosfere urbane della prima stagione. Insomma, pur caratterizzata da buoni valori produttivi, da combattimenti ancora più curati e stilosi, e nonostante una buona introduzione del personaggio di Frank Castle-Punisher (interpretato da Jon Bernthal) che ruba la scena agli stessi protagonisti, la seconda stagione arranca parecchio.
Non stupisce quindi che, con la terza stagione, si torni al canovaccio della prima, con la dicotomia Devil-Kingpin a reggere la scena, a cui si aggiunge un elemento imprevedibile, ovvero il personaggio dell'infallibile e squilibrato killer Bullseye (interpretato in modo molto efficace da Wilson Bethel). Pur ricalcando in parte la struttura della prima stagione e nonostante alcune lungaggini e personaggi non proprio memorabili (soprattutto l'agente Raul Nadeem, quasi fastidioso nella sua ingenuità), la terza stagione di Daredevil riporta la serie a livelli di eccellenza, giungendo a una conclusione soddisfacente. Nonostante il buon successo (a differenza delle altre serie legate ai Defenders, in netto calo di apprezzamento), la serie viene cancellata: i motivi sono squisitamente politici. Disney, nel frattempo, aveva ufficializzato l'arrivo a breve di una piattaforma streaming proprietaria, che si proponeva come concorrente diretta della stessa Netflix. Da qui la decisione di cancellare tutto il progetto legato ai Defenders, sapendo che poi i diritti dei personaggi sarebbero tornati nella mani di Disney al termine dei contratti senza possibilità di estensioni. Sembrava la fine del personaggio o, meglio, di questa versione del personaggio, con i Marvel Studios che avevano etichettato le serie dei Defenders come non canoniche e ambientate in un altro universo (scelta su cui avrebbero presto cambiato idea), ma, evidentemente, il casting di Charlie Cox e Vincent D'Onofrio era troppo perfetto per essere ignorato...
L'Incerto Approdo nel MCU
Nonostante la decisione di dichiarare (più o meno ufficiosamente) le serie Netflix (troppo violente e adulte) come non canoniche, i Marvel Studios non volevano rinunciare la personaggio di Daredevil e alla sua nemesi Kingpin, ma divenne presto chiaro come fosse impossibile pensare a un recasting, peraltro a così pochi anni di distanza dalla conclusione della terza stagione. Quindi ecco l'idea "geniale": ingaggiare nuovamente Charlie Cox e Vincent d'Onofrio per i ruoli, sfruttando però la libertà creativa del multiverso per introdurli nel MCU in una versione più affine al tono generale delle produzioni cinematografiche Marvel. Sostanzialmente una versione più edulcorata nei toni e nella violenza esplicita, con i personaggi presentati come più solari e pronti alla battutina. Un'inversione di rotta che, con la dovuta cura e preparazione avrebbe anche potuto funzionare, ma che è invece avvenuta nel pieno caos creativo della Fase 4, con Kevin Feige e soci che avevano perso il controllo a causa dell'aumento esponenziale del numero di prodotti targati Marvel.Tolto il velocissimo cameo di Charlie Cox all'interno di Spider-Man: No Way Home, comunque efficace e riuscito, è poi toccato al Kingpin di Vincent d'Onofrio esordire nel MCU all'interno della serie Hawkeye e, purtroppo, sono già dolori: non solo il personaggio è fortemente depotenziato, ma si presenta come un gangster da operetta con camicia hawaiana e capello cubano, che ha ben poco a che vedere con il machiavellico, tormentato e violento villain delle serie Netflix.
Tocca poi a Daredevil il "trattamento MCU", apparendo in un paio di puntate della serie She-Hulk dove, coerente con il tono da sit-com meta dell'opera, si presenta in una versione estremamente più solare e giocherellona (fedele alla primissima incarnazione del personaggio nei fumetti), con tanto di costume giallo e nottata di passione con la stessa Jennifer Walters. Un cameo che porta una valanga di critiche da parte dei fan storici inferociti e che affossano la stessa serie (peraltro una delle più costose in assoluto del MCU).
Tocca poi a Kingpin ritornare all'interno di Echo, in una versione che, fortunatamente, prende le distanze da quella un po' cialtronesca di Hawkeye, ripresentandosi come personaggio di un certo spessore, non ancora lo spietato e tridimensionale boss delle serie Netflix, ma un personaggio potente, cinico e violento, e al contempo un padre fragile e scosso dai sentimenti che prova per la figlia adottiva Maya/Echo.
Nonostante questi primi approcci confusi, a volte disastrosi, a volte più riusciti, l'amore del pubblico verso il Daredevil di Charlie Cox e il Kingpin di Vincent D'Onofrio sembra essere rimasto fortissimo, tanto da convincere i Marvel Studios a dare il via libera a una maxiserie di 18 puntate (!) che riportasse in modo definitivo i personaggi nel MCU, ovvero Daredevil Rinascita [Nota: per la cronaca, a parte il nome, la serie c'entra ben poco con il capolavoro a fumetti realizzato da Frank Miller e David Mazzucchelli, peraltro abbondantemente saccheggiato nella prima stagione della serie Netflix]. Le cose, però, non sarebbero andate affatto lisce.
Una Lavorazione Complicatissima
In realtà, i report dei soliti beninformati sostengono che il dirigente Marvel avesse totalmente odiato quanto visto, ma è più probabile che si fosse reso conto che l'approccio scelto con i protagonisti originali non avrebbe mai funzionato. Così Kevin ha silurato Corman e Ord, sostituendoli con Dario Scardapane, già showrunner della violenta serie dedicata al Punisher, ordinando così un ritorno alle atmosfere della serie Netflix [Nota: le serie dei Defenders sono divenute nel frattempo "canoniche" e ufficialmente parte del MCU] e mettendogli a disposizione un cospicuo budget per eseguire nuove riprese che fungessero da raccordo con quelle già fatte. Oltre a questo, la serie è stata divisa in due stagioni e sono stati richiamati alcuni degli attori principali del Daredevil di Netflix, inclusi gli interpreti di Foggy, Karen, Vanessa Fisk e Bullseye, incredibilmente assenti nella "vecchia" versione di Daredevil Rinascita.
Insomma, al buon Dario Scardapane è capitato un lavoro tremendo: ribaltare totalmente la serie girando nuove scene senza sforare il budget e, al contempo, salvare il salvabile delle puntate già girate: un infernale (quanto abile) lavoro di taglia e cuci che, incredibilmente, funziona meglio del previsto, soprattutto nella prima metà.
Ma com'era veramente la prima versione di Daredevil Rinascita? Difficile dirlo, visto l'invisibile lavoro di sutura dello showrunner tra vecchio e nuovo girato, ma i già citati report raccontavano di uno show inizialmente ambientato quasi totalmente in tribunale [con Matt che rinunciava al costume di Daredevil in seguito a un evento drammatico avvenuto dietro le quinte], con pochissima azione e con un tono generalmente più solare. Un buon modo per capire qual era l'idea originaria della serie è l'episodio 5, in quanto, come lo stesso Charlie Cox ha dichiarato, era stato girato per la "vecchia" serie: aldilà della critica (più che legittima) dell'attore sulla verosimiglianza della vicenda nel 2025, si avverte un tono differente, più leggero, non solo per la presenza di un ospite da un altra serie del MCU che non ci azzecca molto con il personaggio di Daredevil, ma anche per i rapinatori sopra le righe e quasi simpatici. Inoltre, non c'è abbastanza tensione e lo stesso Matt sembra un po' troppo sicuro di se stesso in una situazione così spinosa e con così tante persone in pericolo. Un episodio in realtà anche ben girato e godibile, ma che sembra quasi un corpo estraneo nella narrazione, soprattutto se messo a confronto con la drammaticità degli episodi iniziali e finali.
Un Inizio col Botto
Una Trama Ben Gestita, un Ritmo Lentissimo
In questo caso la bravura dello showrunner è stata quella di riuscire a integrare in modo più che efficace una sottotrama in teoria "estranea" a quella principale, modificandone alcuni aspetti. Per contro, questa scelta porta a un rallentamento abbastanza estremo del ritmo, con la quasi totale assenza di scene d'azione. Aldilà di questo problema (comunque presente in tutta la stagione), il blocco degli episodi due, tre e quattro convince, a differenza del quinto episodio (che, ripeto, è comunque valido e ben realizzato anche se estraneo alla narrazione principale), di cui abbiamo parlato nel paragrafo precedente.
Una Seconda Metà Problematica
Un Finale Sorprendente
Il finale, credo quasi interamente girato ex-novo, è invece davvero efficace. I due co-protagonisti sono ormai pronti a incrociare nuovamente le armi, e la tensione si fa sempre maggiore. nonostante una scelta di sceneggiatura alquanto forzata e controversa nel finale dell'ottavo episodio (che viene liquidata quasi beffardamente in un dialogo dell'episodio successivo). Ma è il nono episodio a brillare maggiormente: dopo 8 puntate in cui l'azione è sempre stata al minimo sindacale, finalmente la tensione deflagra in una serie di scene alquanto crude e sanguinolente, superando addirittura il tasso di violenza della serie originale di Netflix. Un'accelerata davvero spiazzante che chiude la prima stagione col botto e aumentando esponenzialmente l'interesse verso una seconda stagione che si preannuncia drammatica e tiratissima. Un finale talmente buono da fare dimenticare i piccoli e grossi problemi produttivi che hanno afflitto questa prima stagione.
In Conclusione
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