Il Calderone Vol.9 - Onigoroshi Demon City (Film), L'Eternauta (Serie TV), La Strana Casa (Manga), A-Z e Ancst (Metal)

Summer Edition!

Recensione a cura di Albyrinth - tutte le immagini sono copyright degli aventi diritto.
Mi scuso per la qualità oscena dell'immagine di testa, ma mi diverte un mondo fare queste immagini low-fi utilizzando programmi di editing volutamente col deretano.

Nota Importante: Questo articolo potrebbe contenere alcuni SPOILER minori riguardanti le opere recensite. Grazie.

Mentre si avvicinano le meritate ferie, anche per la sempre simpaticissima strega è arrivata l'ora di una gita al mare per respirare aria buona e dare sfoggio delle sue capacità di ballerina di liscio. Nonostante le temperature bollenti, il pentolone rimane sempre lì imperterrito sul fuoco e quindi è ora di tornare alla rubrica del calderone per cinque veloci recensioni: il film d'azione giapponese Onigoroshi Demon City, la serie TV che adatta uno dei capolavori del fumetto mondiali, L'Eternauta di Oesterheld e Solano López, il manga (ancora in corso di pubblicazione) La Strana Casa di Uketsu e Kyou Ayano, l'EP Dominion dei tedeschi Ancst e, infine, A2Z², secondo album della all-star band A-Z, al ritorno sulle pagine del blog dopo la recensione del loro ottimo debutto. Let's go!
Una locandina del film Onigoroshi Demon city, trasmesso in esclusiva da Netflix

Onigoroshi Demon City (Recensione)

Shuhei Sakata (interpretato da Tōma Ikuta) è uno spietato e infallibile killer che, dopo avere sterminato definitivamente il clan yakuza rivale, decide di appendere il machete al chiodo per passare più tempo con la moglie e la figlia di 4 anni. Purtroppo per lui, un nuovo ambizioso clan, caratterizzato dall'uso di maschere rituali raffiguranti gli oni, ritiene che Sakata sia una persona troppo pericolosa da lasciare in vita e lo attacca a casa sua, trucidando moglie e figlia e sparandogli in testa. Miracolosamente Sakata si salva, ma rimane in uno stato catatonico per 12 anni, peraltro accusato della morte della sua famiglia e quindi rinchiuso in un ospedale giudiziario. Nel frattempo il clan ha preso possesso dell'intera città, con il capo divenuto addirittura il sindaco, ovviamente corrotto; nel giorno della liberazione di Sakata, per non correre rischi, il clan decide di farlo fuori una volta per tutte, causando però l'effetto opposto, il miracoloso risveglio del killer, ora animato da un'insaziabile sete di vendetta. Ma gira anche voce che, in realtà, il killer sia posseduto da un leggendario demone che esige un tributo di sangue sulla città ogni 50 anni...
Come è abbastanza chiaro dalla sinossi, Onigoroshi Demon City (adattamento dell'omonimo manga in corso di pubblicazione per Hikari Edizioni) non è un film che fa della sottigliezza e della raffinatezza il suo punto di forza. Con una trama che è scopiazzata ampiamente e senza alcun ritegno dal Kill Bill di Quentin Tarantino (che a sua volte saccheggiava ampiamente il cinema orientale) e da Il Corvo, la pellicola non fa certo dell'originalità la sua caratteristica principale e, anzi, si configura come un b-movie d'azione tiratissimo con una struttura mutuata dai videogiochi (per ogni "livello" il protagonista dovrà fare fuori decine di sgherri per poi contrarsi con il boss di turno), con scene d'azione che mischiano i combattimenti stilosi di John Wick alla tipica insensatezza giapponese, con una quantità enorme di sangue e arti mozzati. Insomma, non aspettatevi certo trame complicate (c'è giusto un colpo di scena, peraltro telefonatissimo), introspezione psicologica o caratterizzazioni che vadano oltre lo stereotipo più becero, ma va bene così alla fine, se volete godervi 100 minuti di pura azione insensata e girata tutto sommato bene. Certo, ci vuole una buona dose di sospensione dell'incredulità, soprattutto quando la resilienza del protagonista diventa un fattore evidentemente fuori controllo (e la deriva soprannaturale è giusto accennata, ma non c'è nulla che faccia pensare che il protagonista sia in realtà posseduto da un demone), ma è parte del gioco. Insomma, classico film da popcorn, consigliato a chi è già abituato all'attitudine estrema e sopra le righe di certe opere giapponesi. Se invece vi aspettate coerenza e un certo grado di verosimiglianza, forse è meglio rivolgersi altrove.

Onigoroshi Demon City è una pellicola trasmessa in esclusiva in streaming su Netflix.

Il banner pubblicitario per la serie tv de L'Eternauta, trasmessa da Netflix

L'Eternauta (Stagione 1 - Recensione)

Quattro amici di mezza età, residenti tutti a Buenos Aires, si trovano come ogni settimana a giocare a carte. Durante la serata avviene qualcosa di assurdo: si mette a nevicare, cosa impossibile dal momento che è estate. I quattro scopriranno presto che non si tratta di normale neve, ma di qualcosa di mortale: basta toccare o respirare un solo fiocco per morire. Sarà l'inizio di una drammatica storia post-apocalittica di sopravvivenza contro un misterioso e terribile nemico.
Non c'è veramente bisogno di presentare L'Eternauta, una delle opere più importanti di tutti i tempi per quanto riguarda il mondo del fumetto, realizzata da Héctor Germán Oesterheld e Francisco Solano López tra il 1957 e il 1959. Un vero e proprio capolavoro, le cui tematiche di sopravvivenza e ambientazioni post-apocalittiche erano decisamente avanti coi tempi, tanto da risultare ancora attuali al giorno d'oggi. Oltre a questo (e agli indubbi valori artistici del fumetto), ad avere reso L'Eternauta così popolare e significativo è anche la sua valenza politica: se è vero che la dittatura militare argentina sarebbe arrivata quasi vent'anni dopo (e sarebbe costata la vita allo stesso scrittore, finito insieme alle figlie nel novero dei desaparecidos), è altrettanto vero che la continua instabilità politica del paese e le forti disparità sociali di quegli anni avevano convinto Oesterheld a creare un'opera che ne rispecchiasse il clima di tensione con uno sguardo pessimista, che si rivelò invero quasi profetico.

Una scena tratta da L'Eternauta, serie trasmessa da Netflix

L'adattamento di questo capolavoro è un progetto che è stato cullato per diversi anni da vari registi e che si è sempre scontrato con le difficoltà oggettive di girare un'opera monumentale e che avrebbe richiesto un budget enorme. Alla fine ce l'ha fatta il regista Bruno Stagnaro, che è riuscito ad assicurarsi l'appoggio di Netflix e i fondi necessari ad adattare la prima parte del fumetto. C'erano oggettivamente molte cose che potevano andare storte: una storia fantascientifica - per quanto all'avanguardia per i tempi - con 70 anni sul groppone; una narrazione lenta; dei protagonisti (in gran parte normali persone di mezza età) poco "accattivanti" e, infine, il pericolo che il sottotesto politico finisse per inglobare la narrazione. Bruno Stagnaro ha invece fatto un buon lavoro di adattamento, spostando la narrazione ai giorni nostri (anche se ha trovato un modo molto furbo per rendere tutto "analogico"), mantenendo un chiaro sottotesto politico che però non diventa il fulcro della serie. Per il resto, pur con qualche aggiunta e modifica, Stagnaro si è mantenuto il più possibile fedele al fumetto originale, con un ritmo molto compassato e una narrazione che predilige seguire gli sforzi di sopravvivenza dei protagonisti piuttosto che lasciarsi trascinare dagli eventi. Lo showrunner ha inoltre lavorato benissimo con le ambientazioni, sfruttando le riprese fatte con i droni su una Buenos Aires deserta a causa del lockdown e modificandole dopo con il computer: un modo molto furbo per risparmiare tanti soldi di budget, creando immagini potenti e memorabili. 
Menzione d'onore anche per la prestazione di Ricardo Darín, l'attore che interpreta il protagonista Juan Salvo che, nonostante un'età anagrafica importante, regge bene la parte, infondendo il giusto carisma e sottolineando sia i lati positivi che negativi del personaggio.
Per contro, la gestione del ritmo non è ottimale e in paio di punti si può vedere chiaramente il taglio di intere pagine di sceneggiature per fare progredire la storia; che, in realtà, copre meno di un terzo della graphic novel originale, arrivando giusto al di fuori dello stadio. Un altro difetto, che potrebbe alienare il pubblico più giovane, è il fatto che tutti i protagonisti siano normali persone di mezza età e che ci sia più di un punto dove lo showrunner sembra volere lisciare il pelo al pubblico più attempato. In definitiva, Bruno Stagnaro è stato bravo nel gestire il budget e gli effetti speciali e nell'avere catturato lo spirito della graphic novel originale, lavorando bene con ambientazioni e immagini, anche se il ritmo a tratti davvero troppo compassato comporta che questa prima stagione copra solo una porzione relativamente piccola del fumetto: un problema non da poco, visto che Netflix ha dato l'ok solo per una seconda stagione di 8 episodi per concludere la storia e sarà veramente difficile comprimere il resto dell'opera senza sacrificare troppo la narrazione.

L'Eternauta è una serie trasmessa in esclusiva in streaming su Netflix.

un particolare tratto dalla copertina variant del primo numero di La Strana Casa

La Strana Casa (Recensione dei Primi Due Numeri)

Incuriosito dalla particolare piantina di una villa in vendita a Tokyo, un giornalista investigativo chiede aiuto a un eccentrico architetto per capire lo scopo di alcuni elementi che non sembrano avere alcun senso. Dopo alcune riflessioni, l'architetto elabora una teoria alquanto inquietante: gli ex-inquilini della casa sarebbero dei serial killer che l'avevano fatta costruire in quel modo per potere uccidere delle persone senza essere scoperte. Quella che sembra essere solo una teoria, acquisisce però forza quando il giornalista viene contattato da una misteriosa donna che sostiene di essere la vedova di un uomo il cui corpo senza vita è stato ritrovato nei dintorni di un'altra villa, abitata precedentemente dagli stessi inquilini, anch'essa caratterizzata da una peculiare planimetria.
Si è fatto una gran parlare ultimamente dello scrittore Uketsu, vera e propria new sensation per quanto riguarda la letteratura thriller giapponese. Ma, aldilà dei milioni di copie vendute in patria e dell'inevitabile traduzione e pubblicazione in molti paesi, lo scrittore è divenuto famoso grazie al fatto che nessuno conosce la sua vera identità: nonostante questo, Uketsu ha fatto furore anche come youtuber, dove si presenta vestito da una calzamaglia nera e con il viso coperto da una maschera bianca in una serie di video surreali. Ovviamente tutti i video sono piuttosto inquietanti con quel misto tra grottesco e disturbante di cui i giapponesi sono indiscussi maestri e che hanno accresciuto enormemente la popolarità virale dello scrittore, tanto che ne è arrivato a parlarne addirittura Roberto Saviano, in un suo intervento sul Corriere della Sera.

Un'immagine tratta da video del misterioso scrittore Uketsu

Era quindi solo questione di tempo prima che le opere di Uketsu sbarcassero in Italia: se i diritti dei libri se li è accaparrati Einaudi [che a fine giugno ha pubblicato il romanzo Strani Disegni, prossimamente recensito su queste pagine, appena avrò smaltito il backlog di libri], molto scaltra è stata J-Pop ad anticipare tutti traducendo in tempi record il manga La Strana Casa, adattamento a fumetti del primo libro del misterioso scrittore. Il manga è indubbiamente molto peculiare: non c'è praticamente azione e gran parte della narrazione è dedicata ai dialoghi tra il giornalista e l'architetto con le varie teorie sulle strane e misteriose planimetrie. Detto questo, il mangaka Kyou Ayano ha fatto un ottimo lavoro nel mantenere alto il ritmo evitando la trappola della noia, agganciando il lettore con una storia accattivante e sfruttando bene i vantaggi del medium, soprattutto quando c'è da spiegare nel dettaglio come le teorie sulle piantine delle case. Per contro, i disegni, pur competenti e senza sbavature, sono abbastanza sciatti, soprattutto per quanto riguarda il poco ispirato character design: insomma, sono al servizio della storia, ma non sono nulla di lontanamente memorabile. 
In definitiva, i primi due numeri del manga La Strana Casa sono sicuramente una lettura interessante, consigliata anche a un pubblico generalista di semplici amanti del genere thriller/mistery: dal momento che la serie è ancora in corso di pubblicazione in Giappone, c'è da sperare che l'adattamento non venga tirato troppo per le lunghe e che la trama non inizi ad avvilupparsi su se stessa accumulando misteri su misteri. Per ora, comunque, sicuramente promossa!

I primi tre numeri de La Strana Casa sono disponibili nei maggiori store online di libri in formato fisico e digitale. L'edizione italiana  è stata curata da J-Pop. Il volume è anche disponibile in fumetteria e nelle librerie di varia, ovviamente.

La Copertina dell'EP Dominion dei tedeschi Ancst

Ancst - Dominion (EP - Recensione)

Come avevo già avuto modo di dire nell'articolo riassuntone del 2024, mi stanno molto simpatici i tedeschi Ancst, una formazione (più precisamente un collettivo di artisti) decisamente di culto che ha sempre mantenuto un'invidiabile coerenza e genuinità di fondo nella loro musica e nel loro porsi sulla scena, con un'attitudine militante e senza compromessi. E poco importa se il loro mix ad alti ottani di black metal, hardcore, crust punk, melodeath e metalcore non sia così originale, dal momento che la personalità non manca. Il loro precedente full length, Culture of Brutality, proprio non è riuscito a prendermi per nulla finendo presto fuori dalle rotazioni. Forse un problema mio o forse un problema di una certa, esagerata, omogeneità nei brani. Fedeli alla loro attitudine indipendente, gli Ancst non se ne sono stati certo con le mani in mano e, fra un disco e l'altro, ci piazzano sempre dentro qualche EP, magari atto ad esplorare lati specifici della loro proposta musicale (ricordo, ad esempio, l'EP di black metal primigenio Zorn o quello ambient/synth core Binary Wrath).
È il caso di questo Dominion, 7 brani per un totale di 24 minuti di durata che non si schioda da un millimetro dalla proposta musicale dei tedeschi (forse un pelino sbilanciata verso il melodeath, in questo caso), ma che, a conti fatti, si è rivelato una discreta bomba sonora. Meno di mezz'ora di musica, ma talmente tirata, diretta ed esaltante, da sembrare un disco intero; a fare la differenza è sicuramente il songwriting ispirato, bilanciato e senza fronzoli e le melodie sempre ben presenti, ma mai troppo invadenti. Personalmente, le tracce che ho trovato più riuscite sono "as good as it gets" con le sue variazioni di tempo e "a testament" con la sua sincera ignoranza sonora. Non c'è veramente molto altro da dire, Dominion è il disco da ascoltare quando avete voglia di una veloce e istantanea iniezione di pura e ignorante energia e, certe volte, non si può veramente chiedere altro a un disco metal; inoltre, se ancora non conoscete gli Ancst e apprezzate questi tipi di sonorità a cavallo tra black metal, death metal, hardcore e crust punk, "Dominion" è la perfetta porta d'ingresso per il loro sound.

Dominion è disponibile in formato fisico e digitale sulla Pagina Bandcamp della band. Il disco è ovviamente inoltre disponibile su tutti i maggiori servizi di musica in streaming. Per maggiori informazioni sugli Acnst, visitate la Pagina Instagram e il Sito Ufficiale della band.

L'orrenda copertina dell'album A2Z² degli A-Z

A-Z - A2Z² (Recensione)

A distanza di tre anni dal debutto, tornano gli A-Z, progetto messo in piedi dal batterista Mark Zonder, sopraffino ex-batterista dei Fates Warning insieme al cantante Ray Alder, cantante dei suddetti Fates Warning da oltre 35 anni, a cui si aggiungeva una schiera di session man di grande caratura. L'intento dichiarato era quello di tornare a quell'hard rock progressivo che aveva caratterizzato i dischi degli anni '90 della formazione americana (Perfect Simmetry, Parallels, Inside Out e il capolavoro A Pleasant Shade of Gray), un obiettivo pienamente raggiunto grazie a un songwriting di buon livello e alle prestazioni "monstre" dei due titolari della band; meno incisivi per il sottoscritto, invece, le prestazioni dei session man Vivien Lalu alle tastiere e Joop Walters alle chitarre, ipertecnici e professionali, ma anche un po' asettici, da compitino.
Presentato da una delle peggiori copertine viste negli ultimi anni (tanto da meritare l'onore di una menzione sull'articolo a due mani sulle copertine metal generate dall'AI), questo secondo disco, A2Z², non cambia certo le carte in tavola per gli A-Z, che continua a proporre lo stello stile radicato nel sound dei Fates Warning dei nineties, con forse un maggiore occhio all'immediatezza. Il risultato è di qualità più che buona: il songwriting rimane estremamente centrato e focalizzato sulla pura forma canzone; il drumming di Mark Zonder rimane il motore trainante della band e non c'è bisogno di spendere molte parole sulla pura classe del batterista statunitense; Ray Alder, uno dei cantanti più versatili e solidi della scena metal statunitense interpreta i brani con una maggiore aggressività rispetto all'esordio, fattore che dona una certa dose di energia in più alle composizioni. Anche i musicisti di supporto meritano sicuramente una menzione: oltre ai due titolari e al confermato bassista Philip Bynoe, sono arrivati Jimmy Waldo (session man anche per Malmsteen e Vai in passato) alla tastiera, e Nick van Dyk (Redemption) e l'italiano Simone Mularoni (ex-DGM e da anni uno dei migliori produttori della scena) alle chitarre. Una formazione rinnovata che sembra essere più affiatata della precedente, con gli assoli di tastiere e chitarre che appaiono decisamente meno scolastici e meglio integrati con la struttura delle canzoni stesse. 
A2Z² è un disco sicuramente validissimo, a cui però forse manca il guizzo vincente, quel paio di canzoni che lasciano il segno sin dal primo ascolto: con questo non voglio dire che tracce come "Nothing is Over", " Reaching Out" e "Learing to Fly", per citare le mie tre preferite dell'album, non siano valide, ma che forse manca quel mezzo gradino per arrivare all'eccellenza. Oltre a questo, manca quel piccolo senso di attesa, emozione e gioia per il ritorno di un immenso batterista alla musica progressive metal che aveva caratterizzato il debutto; detto questo, A2Z² è una buona conferma per il progetto di Alder e Zonder, che da side project all-star si sta trasformando piano piano in una vera e propria band, chissà che presto non arrivi qualche data dal vivo. Contando che i Fates Warning, come riferito dallo stesso Alder, probabilmente non pubblicheranno mai più nulla di nuovo concentrandosi alla sola attività live, gli A-Z si possono considerare a tutti gli effetti gli eredi della gloriosa band americana, o, meglio, di una specifica fase della loro carriera.

A2Z² è disponibile in formato digitale e fisico sul sito ufficiale della label Metal Blade Records. E' disponibile in formato fisico e digitale su tutti i maggiori store online. Il disco è ovviamente inoltre disponibile su tutti i maggiori servizi di musica in streaming, oltre che sulla Pagina Bandcamp della band. Per maggiori informazioni, consultate il Sito Ufficiale della band.

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