Alice in Borderland - Stagione 3 (Recensione)

 Una locandina per la stagione 3 della serie TV Alice in Borderland, su Netflix

Recensione a cura di Albyrinth - tutte le immagini sono copyright degli aventi diritto

Nota Importante: Questo articolo contiene alcuni SPOILER sulla terza stagione della serie TV Alice in Borderland. La sezione che parla di alcuni aspetti della puntata finale è contraddistinta dalla scritta "SPOILER WARNING!!!" in colore rosso. Grazie.

Non c'è dubbio che le prime due stagioni di Alice in Borderland [la recensione la potete trovare QUI] siano state una gradevolissima sorpresa: uno show appassionante, tesissimo e violentissimo, e caratterizzato da alti valori produttivi, da un'ottima sceneggiatura e da personaggi memorabili (non solo i due protagonisti Arisu e Usagi). Ma, soprattutto, un inaspettato grande successo, trainato in parte dalla popolarità di Squid Game [con cui condivide giusto la struttura basata su game mortali, a volere essere onesti]. Benché il finale della seconda stagione chiudesse brillantemente tutte le trame, lo showrunner Shinsuke Sato si era lasciato un piccolo spiraglio aperto per una possibile continuazione (la carta del Joker inquadrata prima dei titoli di coda) e, dopo tre anni, ecco arrivare  l'inaspettata terza stagione di Alice in Borderland. Che si è rivelata una parziale delusione, con la sensazione di trovarsi di fronte a un classico "prodotto su commissione" (da parte di Netflix, ovviamente).

Un'immagine tratta dalla terza stagione di Alice in Borderland

Ritorno a Borderland

Dopo gli eventi della seconda stagione, una volta risvegliati dal coma, Arisu (interpretato da Kento Yamazaki) e Usagi (interpretata da Tao Tsuchiya) si sono conosciuti anche nel mondo reale, iniziando una relazione e infine sposandosi. Se Arisu sembra avere trovato un equilibrio, non ricordando nulla nell'esperienza pre-morte del mondo di Borderland e avendo iniziato una carriera come consulente psicologico, Usagi è invece tormentata dal senso di colpa per la morte del padre e da violentissimi flash della sua esperienza in Borderland, faticando a trovare il sui posto nel mondo. È proprio sfruttando il disturbo da stress post-traumatico della ragazza che il misterioso professore paraplegico Ryuji (interpretato da Kento Kaku), ossessionato dall'aldilà e con un passato oscuro, la convince ad assumere un farmaco per indurre uno stato di coma e tornare così in Borderland. Contemporaneamente anche Arisu viene approcciato da uno strano individuo [in realtà si tratta di Banda, rimasto come "cittadino di Borderland" alla fine della scorsa stagione, ma il protagonista non se lo ricorda] che gli dona una carta raffigurante il Joker. Una volta scoperto che sia Usagi che il professor Ryuji sono in ospedale in uno stato comatoso e scoperto che anche su di loro è stata trovata la stessa carta da gioco, Arisu chiede aiuto a un'altra sopravvissuta, Ann, per rientrare in Borderland attraverso un liquido che gli fermi il cuore per due minuti, e salvare così Usagi. Per farlo, però, dovrà ovviamente superare i terribili game del nuovo torneo di Borderland, il torneo del Joker, che riunisce un buon numero di giocatori passati.

Il protagonista Arisu nell'ultima puntata della terza stagione di Alice in Borderland

Un Sequel Forzato

Partiamo proprio dall'elefante nella stanza: c'era veramente bisogno di una stagione tre per Alice in Borderland? Sinceramente no. Il finale della seconda stagione era perfetto: chiariva cosa fosse veramente Borderland e portava a compimento, peraltro brillantemente, non solo la trama principale, ma anche gli archi narrativi (piccoli o grandi che fossero) relativi ai tanti, memorabili, personaggi comprimari. In particolare, Arisu, grazie all'esperienza nel distopico mondo tra la vita e la morte aveva trovato finalmente uno scopo nella vita, mentre Usagi sembrava avere superato il lutto per la morte del padre. Invece questa terza stagione sembra volere rimettere forzatamente in discussione tutto solo per avere nuovamente i protagonisti Arisu e Usagi all'interno di Borderland.
È la stessa sensazione che avevo avuto con Matrix [un paragone molto calzante non solo per le tematiche di base, alquanto affini, del film e dello show giapponese, ma anche per una scena nel finale, di cui parleremo più avanti]: il primo film offriva una conclusione perfetta, per quanto comunque aperta all'immaginazione degli spettatori. I sequel (per quanto più che guardabili, nonostante alti e bassi) mi avevano irritato per come demolissero in parte quel finale per avere una scusa per portare avanti la storia, con Neo depotenziato e nulla che era in realtà cambiato in Matrix. Allo stesso modo, questa terza stagione sembra ignorare il percorso narrativo compiuto da Usagi per avere una scusa per ributtare i due imprescindibili protagonisti nello scenario di Borderland per partecipare a nuovi, mortali game. Una scelta abbastanza irritante, che "rovina" il finale perfetto della seconda stagione; almeno non hanno optato per l'ancora più irritante "in realtà sono ancora tutti in Borderland e tutto il finale era un'illusione", che sarebbe stata una presa in giro davvero eccessiva per lo spettatore.

Una scena tratta dal game degli zombi presente nella terza stagione di Alice in Borderland

More of the Same

Aldilà della reale utilità (economica a parte) di una continuazione dello show, com'è veramente questa terza stagione? Sostanzialmente un "more of the same" non troppo ispirato, dove molte delle dinamiche presenti nei primi due blocchi (non solo i game, ma anche le alleanze, i tradimenti e il finale filosofico) sono riproposte senza grandi variazioni. Per carità, con un concept così forte e definito, non aveva senso offrire allo spettatore grandi rivoluzioni, ma l'effetto è proprio quello di un sequel che ricicla tante situazioni già viste, offrendo come novità giusto i game inediti, nuovi comprimari (peraltro molti dalla caratterizzazione appena abbozzata) e il mistero di cosa sia, o cosa rappresenti, il Joker. Un po' pochino, contando che uno dei punti di forza delle prime due stagioni era invece stato il grande mistero su cosa fosse Borderland e sull'identità dei game master. 
Per carità, il concept è sempre potente e accattivante, e alla fine si tratta di puro intrattenimento più che discreto. Infatti, tutto sommato queste sei nuove puntate sono ben girate (lo showrunner Shinsuke Sato è fortunatamente rimasto a bordo del progetto), hanno valori produttivi sopra la media (con qualche caduta di stile) e si lasciano vedere, ma è altrettanto vero che tutto sembra una copia sbiadita di quanto già visto.
Partiamo dai game, motore trainante della narrazione: gioco finale a parte, i nuovi game [Nota: quello delle frecce e quello della metropolitana provengono dal manga originale] non hanno l'inventiva o la potenza di gran parte degli originali e non si respira quell'aria tesa che si respirava nelle prime due stagioni, dove il risultato era sempre incerto e non si riusciva a immaginare chi potesse sopravvivere ogni volta. In questi sei nuovi episodi c'è la consapevolezza, anzi, praticamente la certezza, che entrambi i protagonisti e l'antagonista Ryuji avanzeranno almeno fino al gioco finale, eliminando così dall'equazione un fattore fondamentale.

Il cast della terza stagione di Alice in Borderland

Comprimari Dimenticabili

Un altro fattore fondamentale che aveva reso Alice in Borderland una delle migliori serie disponibili su Netflix era stata il fatto che fosse uno show corale, caratterizzato dalla presenza di molti comprimari memorabili, alcuni dei quali finivano addirittura per rubare la scena ai protagonisti Arisu e Usagi. Personaggi ben costruiti e affascinanti, peraltro ognuno con il suo piccolo arco narrativo che trovava compimento negli episodi finali. Un risultato ottenuto non solo grazie a un'ottima sceneggiatura, ma anche in virtù di potere contare su ben 16 episodi per narrare tutta la storia.
La terza stagione di Alice in Borderland condensa tutto in 6 episodi, i primi due dei quali necessari a introdurre la trama e l'antagonista principale (l'enigmatico Ryuji), e a riportare i protagonisti nel mondo distopico dei game. Il risultato è che, nonostante ci sia un buon numero di comprimari partecipanti ai giochi, non c'è il tempo materiale per caratterizzarli minimamente. Non stupisce quindi, che lo showrunner abbia fatto ricorso a figure per certi versi archetipiche, che non necessitassero di chissà quale background: abbiamo così il classico sgherro della yakuza, spietato e violento, ma con un codice d'onore, la cosplayer e aspirante mangaka ostracizzata dai genitori, l'uomo che si è rovinato la vita con le droghe, il giovane senza futuro che tenta il suicidio e così via: il risultato è che le figure risultano meno tridimensionali e soprattutto meno tipicamente giapponesi, dando l'impressione che lo show abbia finito per "occidentalizzarsi", il che è un difetto grave.
Per correttezza, è anche giusto menzionare che lo showrunner Shinsuke Sato ha tentato di dare più profondità ai personaggi sopravvissuti ideando un gioco dove ognuno di essi vede dei possibili futuri, sfruttando così al massimo il poco tempo disponibile per dare un minimo di background in più. Detto questo, la sensazione è che nessuno dei comprimari riesca minimamente a competere con il carisma di quelli delle prime due stagioni e che non ci si riesca ad affezionare a nessuno di essi. 

L'antagonista Ryuji in una puntata della terza stagione di Alice in Borderland

Due Antagonisti Poco Incisivi

Un altro problema è dato dalla scarso spessore dei due antagonisti, Banda e Ryuji. Banda, uno dei pochi personaggi provenienti dalle prime due stagioni, è quel tipo di villain che basa tutto su una certa antipatia innata e beffarda, ma che in realtà non ha motivazioni credibili, a parte quella di divertirsi con gli sventurati giocatori. Anche le ragioni per volere riportare Arisu nel mondo di Borderland appaiono alquanto superficiali e convenienti solo a portare avanti la trama.
Ma è soprattutto Ryuji (comunque bene interpretato da Kanto Kato) a risultare un antagonista poco efficace: tutta la sua backstory è poco originale e abbastanza incoerente [se voleva tanto ritornare a Borderland, perché non ha deciso di diventarne un cittadino dopo avere superato tutti i game?], così come alcune scelte narrative con il personaggio che sembra oscillare tra l'egoismo nel puntare solo al raggiungimento del suo obiettivo personale e l'altruismo nel tentativo di tenere Usagi in vita. Alla fine, a Ryuji manca il carisma e lo spessore per lasciare il segno nella serie, non riuscendo minimamente ad avvicinarsi a personaggi memorabili come il Cappellaio e il Re di Picche nelle prime due stagioni.

Nota Importante: il prossimo paragrafo contiene alcuni spoiler sull'ultima puntata della terza stagione di Alice in Borderland. Se non avete ancora visto la serie, potete saltare in blocco il paragrafo cliccando QUI.

Una scena tratta dalla pòuntata finale della terza stagione di Alice in Borderland

La Puntata Finale [SPOILER WARNING!!!]

Per quanto non mi piaccia fare spoiler significativi nelle mie recensioni, credo sia necessario trasgredire per una volta alla regola, in quanto credo che analizzare la puntata finale dello show sia utile sia per comprendere al meglio cosa non ha funzionato in questo sequel, che per capire cosa potrebbe succedere in futuro. 
La puntata finale si apre con la conclusione del gioco finale, probabilmente l'unico vero game memorabile dell'intero stagione, una specie di elaborato gioco da tavolo dove le scelte dei giocatori sono condizionate non solo dalla fortuna e dalla strategia, ma anche dalle manipolazioni del game master che mostra simulazioni virtuali di possibili futuri collegandoli alle porte da attraversare. Un game significativo e teso che si conclude con la vittoria di un buon numero di partecipanti; non Arisu, che [prevedibilmente] si sacrifica per il gruppo. Però - sorpresa - la carta del joker ribalta tutto e Arisu risulta essere l'unico vincitore, mentre gli altri giocatori dovranno sopravvivere a uno tsunami che spazza via la città di Tokyo. 
È da questo punto in poi che la puntata finale inizia ad girare a vuoto, tra svolte prevedibili e l'inevitabile scena del "super-mega spiegone" ed è qui che ritorna prepotente il paragone con i seguiti di Matrix. Così come Matrix Reloaded si concludeva con un discorsone tra l'Architetto (sostanzialmente l'amministratore di sistema di Matrix) e Neo in modo totalmente anticlimatico, anche qui, rompendo totalmente il ritmo narrativo, abbiamo un lungo discorso tra il guardiano dei Borderland e Arisu su cosa significhi questo mondo posto tra la vita e la morte. Ovviamente, tutto si conclude con la solita scelta per Arisu: vivere sapendo che la vita è fatta di sia di gioie che di sofferenze o raggiungere la pace nell'aldilà; una scelta che poteva avere senso al termine della seconda stagione, contando che Arisu era in pratica quasi un hikkomori senza alcun futuro all'inizio della serie, ma che non ha il minimo senso nel momento in cui ha un futuro tutto da scrivere dinnanzi a sé con un matrimonio appena partito e un figlio in arrivo.

L'enigmatico Guardiano in una puntata della terza stagione di Alice in Borderland

Conclude il tutto una scena d'azione tirata davvero troppo in lungo con i protagonisti trascinati dalle onde in una Tokyo devastata, tra CGI che mostra il fianco in più di un punto e una tensione che semplicemente manca del tutto, anche nei momenti teoricamente più concitati. 
Insomma, anche qui non c'è il minimo paragone con lo splendido finale della seconda stagione, dove si avvertiva la presenza di una posta in gioco nettamente superiore e dove gran parte dei comprimari era realmente in pericolo di vita per le ferite riportate nello scontro con il Re di Picche.
Aldilà dell'ovvio epilogo finale che spiega dove sono finiti i personaggi una volta scampati per la seconda volta a Borderland, la puntata finale riserva due sorprese.
La prima è il cameo di gran parte dei personaggi sopravvissuti nella seconda stagione: un momento , decisamente gradito ed emozionante, che però mi ha fatto capire quanto avessi amato quei personaggi e quanto quelli nuovi non mi avessero lasciato nulla o quasi.
La seconda è la preparazione del terreno per nuove serie ambientate nell'universo di Alice in Borderland, con la possibilità di ambientarle in qualunque parte del mondo: un modo chiaro per ribadire che Netflix non intende certo rinunciare a un franchise basato su un concept così potente.

Una scena tratta dal game del treno presente nella terza stagione di Alice in Borderland

In Conclusione

C'era davvero bisogno di un sequel di Alice in Borderland? Sicuramente no, contando quanto fosse riuscito e completo il finale della seconda stagione. Così, questa terza stagione risulta appiccicata un po' con lo sputo alle precedenti, e, pur risultando nel complesso un prodotto guardabile, comunque ben girato e recitato, fallisce nel ricreare la magia dei primi 16 episodi, risultando un prevedibile "more of the same", dove però i game sono meno interessanti, la durata troppo corta, i comprimari appena abbozzati e il finale francamente tirato troppo per le lunghe.
Detto questo, è ancora presto per salutare questo universo, visto che è praticamente sicuro che lo rivedremo relativamente presto, molto probabilmente in una nuova iterazione occidentale: la speranza è che finisca nelle mani di qualcuno in grado di capire quali sono i veri elementi che hanno portato al successo del franchise, adattandoli nel modo giusto. 

Alice in Borderland è una serie tv trasmessa in esclusiva in streaming su Netflix.
L'omonimo manga di Haro Aso, su cui la serie è basata, è pubblicato in Italia da JPOP.

Commenti